Micol Incorvaia canticchia 'Faccetta nera' al GFVip: chiesta la squalifica
Entrata nella casa del Grande Fratello Vip il 3 novembre 2022, la designer e influencer ha già fatto parlare di sé, intonando il motivetto simbolo della propaganda fascista.
Entrata nella casa del Grande Fratello Vip il 3 novembre 2022, la designer e influencer ha già fatto parlare di sé, intonando il motivetto simbolo della propaganda fascista.
Da pochi giorni entrata nella casa del Grande Fratello Vip, Micol Incorvaia rischia di essere squalificata per aver canticchiato il motivetto di Faccetta Nera, la canzone diventata simbolo della propaganda fascista.
Chiediamo la squalifica per Micol Incorvaia che canta Faccetta Nera, un Inno al Fascismo, la piú brutta Pagina della storia Italiana. Un bruttissimo messaggio per milioni di Telespettatori. Ricordiamo che in Italia
— MEMI (@trupponoemi02) November 10, 2022
l´apologia di Fascismo é REATO #donnalisi #gfvip #nikiters pic.twitter.com/jS02U1dMw9
Pochi istanti prima della messa in onda della diretta, la designer, influencer e sorella di Clizia Incorvaia, ha intonato il ritornello del brano, durante il momento di trucco e parrucco. Il fatto non è passato inosservato agli occhi dei telespettatori, né tantomeno sui social, dove gli utenti hanno chiesto conto della cosa alla trasmissione di Alfonso Signorini.
Come si legge su Repubblica, intonare quella canzone è a tutti gli effetti passibile di denuncia per apologia del fascismo, reato previsto dalla Costituzione italiana. Non è chiaro ancora il destino di Micol Incorvaia, né il perché abbia fatto quello che ha fatto. Entrata nella casa più spiata d’Italia il 3 novembre, l’influencer ha già dato molto di cui discutere.
Il 3 ottobre 1935 il Regno d’Italia dichiarava guerra all’Impero d’Etiopia. La propaganda del regime – che coinvolgeva tutto, anche la programmazione radiofonica – era incentrata nel giustificare l’attività bellica ed esaltarne i valori militareschi e nazionalistici. Faccetta Nera diventò presto il motivo musicale dell’epoca, scritto da Renato Micheli e Mario Ruccione e reso nota dall’interpretazione di Carlo Buti.
Il testo della canzone, si legge du Genius – fa riferimento a una concezione diffusa in Italia negli anni della guerra: Il regime fascista, filtrando le notizie sulla situazione dell’Abissinia (attuale Etiopia), mise in risalto la schiavitù ancora vigente in loco. La guerra coloniale venne quindi giustificata, sia in Italia che all’estero, con la diffusione dell’idea che questa fosse, in realtà, una missione civilizzatrice, volta ad abolire l’odiosa pratica dello schiavismo.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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