Miguel Bosé: "Mi hanno cucito vivo dentro la carcassa di un cervo"

Il cantante, nel suo nuovo libro Il figlio di capitan Tuono, ha raccontato uno degli episodi più traumatici della sua vita: quello in cui suo padre lo portò, a soli dieci anni, in Mozambico per sottoporlo a una sorta di "rito di passaggio" all’età adulta.

Miguel Bosé racconta uno degli episodi più traumatici della sua vita, quello in cui suo padre lo portò, a soli dieci anni, in Mozambico per sottoporlo a una sorta di “rito di passaggio” all’età adulta.

Il cantante ha ripercorso la sua infanzia, soffermandosi sugli eventi che più l’hanno toccato e sconvolto, quasi tutti legati al rapporto burrascoso con i genitori, che ha definito “dei mostri”:

“Mi hanno cucito vivo dentro la carcassa di un cervo. L’hanno svuotato dalle viscere, poi mi hanno lasciato là dentro. Sono svenuto: per la claustrofobia, per la mancanza d’aria, per la brutalità del gesto”.

Una confessione che Miguel Bosé, 65 anni, fa all’interno del suo nuovo libro Il figlio di capitan Tuono (in libreria per Rizzoli l’8 marzo 2022), un volume di memorie in cui raccoglie aneddoti e retroscena della prima parte della sua vita, quella precedente al suo debutto nel mondo della musica.

Ma c’è di più. In quel viaggio in Africa il padre gli aveva anche organizzato un incontro con una ragazza indigena appena 16enne. Lui rifiutò ma: “Dopo avermela offerta se la prese lui, mentre io ascoltavo terrorizzato le urla di lei rannicchiato intorno al fuoco da campo”.

Dalle parole del cantante, emerge il ricordo di un’infanzia difficilissima, segnata dal pessimo rapporto con il padre, il torero Luis Miguel Dominguín. “Per essere alla sua altezza avrei dovuto imparare a sparare col fucile, a fare l’amore e a fumare, tutto prima dei tredici anni”, ha raccontato il cantante. Proprio per questo l’uomo lo portò in Mozambico e gli fece affrontare la terribile prova del cervo, sperando di poter aumentare la sua “scarsa carica di testosterone”.

Protagonista dei suoi ricordi anche la madre, Lucia Bosé, attrice e musa del surrealismo, che insieme al padre gli ha “reso l’infanzia un inferno”. Poi la separazione, “culminata con l’amicizia di mia madre Lucia con artisti e intellettuali, in primis Pablo Picasso”.

Per l’artista Bosé ha però ricordi bellissimi. Come quando il pittore lo accompagnò a scuola e gli regalò “il primo vestito da ballo”, o quando “alla recita di fine anno mi feci la pipì sotto, perché ero vestito da nuvola e mi vergognavo. Picasso venne da me e mi disse: sei il più bravo di tutti, sei l’unica nuvola che ha fatto piovere”.

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