In aula con il niqab dopo riconoscimento facciale: bufera su una scuola di Monfalcone

La decisione dell'istituto Pertini, presa per contrastare l'abbandono scolastico, non è condivisa da Lega e Pd, che denunciano il problema di ordine pubblico, ma anche di oppressione femminile.

La legge del 22 maggio 1975, n. 152, in materia di disposizioni a tutela dell’ordine pubblico vigente in Italia vieta di coprirsi completamente il volto nei luoghi pubblici; stando alla normativa, quindi, è vietato indossare burqa, niqab e qualsiasi altro indumento che renda impossibile vedere il volto (compresi anche i caschi integrali da motociclista).

Eppure, per contrastare l’abbandono scolastico (che ha un tasso al 10%, secondo i dati del 2024, con un 30% di stranieri) alcuni istituti hanno deciso di attrezzarsi diversamente: è il caso di un istituto superiore di Monfalcone, Gorizia, il Sandro Pertini, che ha consentito alle 4 studentesse islamiche bengalesi che indossano in niqab di frequentare le lezioni in una stanza protetta, dopo aver alzato il velo per farsi riconoscere.

È un escamotage che evita che le ragazze lascino la scuola, sostiene la dirigente Carmela Piraino; è l’opportunità per richiedere una legge che regoli le politiche sul velo, dicono le forze politiche di Monfalcone, città friuliana che ha una comunità di stranieri che si aggira attorno al 30%.

“Partirà in questi giorni una mozione e un progetto di legge regionale per vietare l’utilizzo del niqab nei luoghi pubblici, a partire dalle scuole – ha spiegato ai media Marco Dreosto, senatore e segretario Lega Fvg; un modo per garantire non lo solo la sicurezza, ma anche per non incoraggiare in alcun modo “l’oppressione delle donne, dal momento che moltissime ragazze sono costrette a usare il niqab“.

La proposta di legge, presentata dalla Lega assieme a un’interrogazione al Parlamento europeo la scorsa settimana, prevede il divieto di indossare indumenti che nascondano il volto, per motivi di ordine pubblico ma anche per un principio, garantito costituzionalmente, di “rispetto della dignità della donna”, e le sanzioni previste sono pesanti: fino a due anni di carcere, preclusione alla richiesta di cittadinanza e una multa fino a 30mila euro.

La posizione del Carroccio sul caso di Monfalcone è condivisa anche dal Pd, con il Capogruppo regionale Diego Moretti, in passato anche candidato sindaco, che ha scritto all’ufficio scolastico regionale per sottolineare che l’integrazione debba essere un concetto base da eguire in una comunità, ma “il volto coperto va inteso, in questo senso, come un ostacolo alla piena ed effettiva integrazione, soprattutto all’interno di una scuola”. Per questo motivo il Partito Democratico ha scritto una lettera alla direttrice dell’ufficio scolastico regionale Daniela Beltrame, chiedendo un’interpretazione univoca per tutti gli istituti scolastici della regione al fine di vietare l’utilizzo del niqab; una misura, si sottolinea nella missiva, “che va intesa non come proibizione, ma piena integrazione”.

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