Incinta del fidanzato morto un anno fa. Monica Fernandez: "Glielo avevo promesso"

Una donna spagnola è incinta del compagno defunto grazie alla fecondazione assistita: "La legge spagnola consente ai pazienti oncologici di conservare i loro ovociti o il loro seme", ha spiegato la ricercatrice Digna Rodríguez.

Monica Fernandez, 37 anni e residente in Spagna, è incinta della primogenita, Chloé, grazie alla donazione del seme del suo compagno, Esteban, scomparso un anno fa a causa di un tumore ai testicoli. La legge spagnola sulla riproduzione assistita, infatti, consente ai pazienti oncologici di “preservare la loro fertilità conservando i loro ovociti o il loro seme”, ha spiegato Digna Rodríguez, una ricercatrice dell’ospedale universitario di Vigo, al quotidiano La Voz de Galicia.

Fernandez ha lottato per lungo tempo a fianco del suo fidanzato e, nonostante la diagnosi del tumore di Esteban, non ha mai abbandonato il sogno di avere un figlio insieme a lui. Tuttavia, a causa del difficile decorso della malattia, la donna non è riuscita a restare incinta mentre il compagno era ancora in vita.

Nel 2022, le condizioni di Esteban erano peggiorate drasticamente e i medici lo avevano trasferito al policlinico di Povisa, in Galizia: “Gli dissi che avrei cercato di mettere al mondo il figlio che avevamo sempre desiderato”, ha raccontato la futura mamma nel corso dell’intervista. “Lui mi disse che, proprio per questo, avrei dovuto smettere di fumare”.

Monica Fernandez ha rivelato di essere rimasta incinta per la prima volta nel settembre dello scorso anno ma, dopo due mesi, ha subito un aborto spontaneo: “La legge spagnola ti lascia a disposizione soltanto 12 mesi per restare incinta (dopo la morte del tuo compagno)”, ha dichiarato la donna che, fortunatamente, è riuscita a intraprendere una nuova gravidanza già nel febbraio del 2023.

Come riportato dalla ginecologa Emilia Ocón, specializzata in procreazione assistita, i 12 mesi previsti dalla normativa attualmente in vigore in Spagna, sono un lasso di tempo piuttosto breve per concludere con successo questa procedura medica: “Cerchiamo di dare priorità a casi come questi perché il tempo è un fattore molto importante”.

Durante la fecondazione in vitro, infatti, la paziente deve assumere dei farmaci che stimolano la produzione di ovuli, successivamente prelevati e fecondati in laboratorio dai medici. Alcuni degli ovociti in questione producono degli embrioni e, soltanto uno di questi, viene impiantato nell’utero della futura madre. Tuttavia, non ci sono garanzie in merito al risultato finale della procedura e, proprio per questo, 12 mesi di tempo potrebbero rivelarsi insufficienti per portare a termine la gravidanza.

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