Riesumato il corpo di Nadia Chiarello, per la cui morte la famiglia aspetta la verità da 45 anni

Un team di esperti si è messo al servizio della famiglia per cercare nuove risposte al caso della diciassettenne trovata morta sotto la neve 9 giorni dopo essere scomparsa, nel 1979.

Il corpo senza vita di Nadia Chiarello, appena diciassettenne, venne ritrovato sepolto in una buca nella neve vicino al suo luogo di lavoro, a Chiampo, provincia di Vicenza; la ragazza, che da poco aveva cominciato a lavorare in una conceria vicina al luogo in cui il suo cadavere è stato trovato, il 19 gennaio 1979, era scomparsa da nove giorni.

Per anni il suo è stato quello che in America viene definito un cold case, un delitto rimasto irrisolto: all’epoca gli inquirenti avevano seguito principalmente due piste, l’incidente stradale a opera di un pirata della strada che era poi fuggito, o l’omicidio, ma nessuna delle due portò a risultati concreti, e alla fine il caso venne archiviato come omicidio colposo. Adesso, però, a distanza di oltre 45 anni, il corpo della giovane Nadia Chiarello è stato riesumato lo scorso 20 settembre, per volontà della famiglia, in particolare della sorella, Barbara, che ha sollecitato il criminologo Edoardo Genovese e l’avvocata Chiara Parolin affinché prendessero in carico il suo caso.

Barbara Chiarello, infatti, è sempre stata convinta che quella della sorella sia stata una morte violenta, soprattutto perché lo stesso Genovese ha spiegato che “a seguito di richieste di chiarimenti hanno ricevuto [i famigliari, ndr.] al tempo tante minacce. La sorella di Nadia, Barbara, si recava a scuola scortata. Dopo la scomparsa si era parlato di bravata, con il ritrovamento del corpo però le cose sono cambiate radicalmente”.

Proprio Edoardo Genovese, criminologo, psicologo e grafologo forense, ha rilasciato un’intervista per FanPage in cui racconta come si è arrivati alla decisione di far riesumare il corpo della diciassettenne, a quasi mezzo secolo di distanza dalla sua morte.

“La sorella di Nadia non è mai stata convinta dell’incidente e non si è mai arresa. Con noi di Penelope, l’Associazione delle Famiglie e degli Amici delle persone scomparse, ha trovato conforto umano e tecnico. Ci siamo subito attivati esaminando il fascicolo […] Siamo partiti da un dato che per noi era un punto fermo, l’autopsia. I corpi e le ossa parlano. Riprendendo l’esame autoptico mi sono accorto che c’erano tantissimi punti inesplorati e dati per scontati.

La cosa che sin da subito mi ha destato forti dubbi è che il cadavere, sempre sulla base degli esiti dell’esame medico legale, non presentava fratture particolari. All’epoca, tra l’altro, i veicoli erano molto più pesanti, come è possibile che non risultasse nulla del genere?

La ragazza aveva riportato solo qualche graffio, alcune ecchimosi e una grossa lesione riscontrata sulla testa. Nell’autopsia non si faceva mai riferimento alla dinamica dell’incidente circa un possibile caricamento, trascinamento, arrotamento, a un eventuale proiezione o all’impatto, che invece andavano dimostrati. E questo è stato il primo campanello d’allarme”.

A lasciare dei dubbi anche gli orari: secondo la gente che la conosceva, Nadia Chiarello lasciava il lavoro qualche minuto prima delle 18:00, attraversava la strada e si faceva venire a prendere da un amico. Quel giorno diverse persone affermarono di averla vista viva ancora intorno alle 18:10, ma nei verbali che hanno descritto la scena del ritrovamento e riportato le valutazioni medico legali, si afferma che l’incidente possa essere avvenuto tra le 18:05 e le 18:10. “Ma come è possibile che nessuno abbia assistito all’evento? – si domanda Genovese – Ricordiamoci che, secondo quanto asserito dagli inquirenti, il pirata della strada avrebbe investito Nadia, poi sarebbe sceso dall’auto e, dopo essersi reso conto della morte, l’avrebbe gettata nella buca di scolo dove è stata trovata, adiacente al ciglio della strada.

Tutto ciò con il rischio di essere visto su una strada che all’epoca era molto trafficata. E quanto tempo avrebbe avuto dal momento in cui Nadia è stata vista all’orario in cui è stato fatto risalire l’incidente? È un’ipotesi assolutamente fantasiosa che lascia dubbi enormi”.

Il criminologo ritiene “inverosimile” anche “che nessuno abbia visto il cadavere perché la zona era stata perlustrata palmo a palmo, sia dai familiari di Nadia che dai Carabinieri che avevano esaminato il luogo con esito negativo non solo sotto il profilo dell’ispezione, ma anche per quello relativo all’accertamento del sinistro”.

Il corpo della povera ragazza venne ritrovato per caso da una persona che stava andando a trovare dei parenti, ma il sospetto, forte, è come possa non essere mai stato notato prima, per più di una settimana, da nessuno. Questo è il motivo per cui “Noi sospettiamo che Nadia sia stata vittima di un omicidio, che il corpo sia stato occultato e che poi sia stato gettato nel luogo del ritrovamento”.

Altro punto che metterebbe in forte dubbio l’ipotesi dell’incidente avallata in quegli anni è che il maglione della ragazza è stato trovato sotto i suoi glutei, un dettaglio che può sembrare irrilevante ma che, invece, assume una luce diversa se si tiene in considerazione l’ipotesi di un pirata della strada che dovrebbe aver avuto il tempo di sistemare il corpo in quel modo.

La decisione di archiviare il caso come omicidio colposo, per Genovese, è infondata: “Non sappiamo cosa abbia spinto gli inquirenti a sostenere questa ipotesi, mancano anche i riferimenti al mezzo ipoteticamente guidato dal pirata. Non si sa se Nadia è stata investita da una macchina, un furgone o da una moto”.

Naturalmente il fatto che siano passati tanti anni rende più complesso lo svolgimento delle operazioni; se da un lato si aspettano risposte concrete dalla riesumazione, dall’altra Genovese e l’avvocata Petrolin stanno percorrendo la strada “tradizionale” con l’ascolto di testimoni che, tuttavia, oggi sono decisamente anziani.

La famiglia Chiarello ha comunque accolto con sorpresa e felicità la notizia della riesumazione, ha aggiunto Genovese: “Non ci credevano, è stata una notizia particolarmente impattante sotto il profilo emotivo. Anche perché qualche mese prima avevamo depositato una querela per vilipendio della tomba, a seguito di una serie di atti vandalici […] Era presente anche la mamma di Nadia, Iole, che non sperava più in nulla, anche se ha combattuto sempre. La famiglia chiedeva da anni la riesumazione ma all’epoca non c’era nessuno che potesse sostenere questa difesa.

C’è stato uno sfogo liberatorio, di pianto, può ben immaginare il trauma che i familiari hanno vissuto. 45 anni sono praticamente metà di una vita e sono stati anni passati nel dolore. La riesumazione rappresenta una speranza nuova di dare finalmente una verità storica, reale, a quello che è successo tempo fa”.

Il prossimo passo sarà quindi il nuovo esame autoptico, eseguito dal dottor Antonello Cirnelli, incaricato come tecnico di parte da chi sta seguendo i Chiarello, assieme al dottor Giovanni Cecchetto incaricato dalla Procura. Solo la nuova analisi del corpo, forse, potrà restituire qualche risposta in più a un caso che è rimasto nel silenzio per 45 anni.

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