Non tutti gli uomini uccidono, ma tutti gli "uomini" ne sono responsabili
"La gelosia non uccide, gli uomini sì": una frase che ha scatenato centinaia di maschi pronti a ribadire che loro non hanno colpa, ma è davvero così?
"La gelosia non uccide, gli uomini sì": una frase che ha scatenato centinaia di maschi pronti a ribadire che loro non hanno colpa, ma è davvero così?
Chiarisco da subito l’ovvietà (per definizione implicita, ma non per tutti) ovvero che no, non tutti gli uomini uccidono.
Inghiottite perciò la bava e frenate il dito sulla tastiera perché nessuno ha mai pensato di lanciare un’accusa all’intera categoria.
Nemmeno Repubblica, che nella giornata di ieri, a seguito dell’orribile vicenda di Carignano, ha pubblicato su Instagram un post: “La gelosia non uccide, gli uomini sì”.
Un palese monito a condanna dei femminicidi, che, lo ricordo, non riguardano semplicemente il genere della vittima (una donna), ma hanno a che fare molto di più con il movente dell’omicidio (ti uccido in quanto donna).
Non occorre scomodare le statistiche (ma facciamolo lo stesso, trovate un’attenta analisi in questo articolo) per sapere che la stragrande maggioranza dei colpevoli di femminicidio sono uomini.
Un fatto che però ha interessato molto poco le centinaia di uomini che hanno commentato rabbiosi la frase di Repubblica, al punto che la stessa ha postato un secondo post, correggendo il tiro in “La gelosia non uccide, alcuni uomini sì”.
Un tentativo disperato che sembra molto il contentino per bimbi viziati che, come c’era da aspettarsi, non ha risolto granché, perché se con il primo post la testata si è presa dell’imbarazzante, criminale, ridicola (è stata addirittura accusata di incitare all’odio), con il secondo post si è presa del “paraculo”.
Cercare di accontentare chi di mestiere non fa altro che lamentarsi è un lavoro snervante.
A sostegno dell’indignazione maschile è stato portato sul banco dei testimoni il fatto che la stessa frase riferita a categorie diverse non sarebbe stata mai tollerata, ma il gioco di invertire “gli addendi” per verificare se una frase è discriminatoria non è efficace in tutti i casi. Perché “tutto non è uguale a tutto”, in special modo quando non si capisce l’accezione con cui una frase è detta.
Gli “uomini” della frase di Repubblica non sono intesi semplicemente come i “muniti di pene”, il senso è più ampio, anche se sarebbe ipocrita intenderlo solo come “uomini = essere umani” perché che il genere abbia una rilevanza in questo contesto è palese.
Il senso è culturale, gli “uomini” della frase sono simbolo di ciò che il loro ruolo di genere comporta e in tale accezione, apparentemente in modo paradossale, anche le donne sono coinvolte.
Si intende cioè la mascolinità tossica, la concezione che vede l’uomo padrone della donna, l’incapacità per i maschi di esternare e gestire la sofferenza, tutte cose che sono alla base di ciò che spinge un uomo a compiere un femminicidio. Non sono forse tutti ingredienti fondamentali per ciò che la società patriarcale ha da sempre riservato al ruolo di uomo?
Affermare “gli uomini uccidono”, in riferimento appunto a questo bagaglio tossico di mascolinità che gli uomini devono portarsi appresso in quanto tali, è perciò così sbagliato?
Non voglio essere saccente al punto da dare una risposta certa. È chiaro che dal punto di vista semantico, dire “alcuni uomini uccidono” sia una precisazione più corretta, ma al netto di tutta questa diatriba rabbiosa c’è una cosa che mi lascia con l’amaro in bocca.
Perché tutti gli uomini che si sono così indignati e attivati per ribadire con forza che non tutti gli uomini uccidono (il “not all men” diventato ormai celebre) non impegnano le stesse energie e indignazione per contrastare i femminicidi e la mascolinità tossica che li causa?
Alzare le mani e ribadire (come se fosse un vanto) che personalmente non si è mai uccisa nessuna donna significa rinnegare ogni responsabilità. Non è giusto, affermano, essere accostati a degli assassini solo per il fatto di avere un pene. Noi non abbiamo colpa.
Ma siamo sicuri che sia proprio così? Siamo certi che, in quanto uomini, non abbiamo alcuna responsabilità nei confronti dei “colleghi” che compiono stragi del genere?
La mascolinità tossica non si diffonde per autogenesi come una muffa, è più un virus che (quest’anno lo abbiamo capito bene) ha bisogno delle persone per diffondersi (ed è in ciò che anche le donne hanno le loro responsabilità). Magari in quanto uomo non ho mai ucciso nessuno, ma giudico zoccola una donna libera, fischio in direzione delle minigonne, penso ci siano lavori da uomo e lavori da donna, pesto i piedi su sottigliezze semantiche quando un’intera famiglia è stata trucidata… Non serve essere dei mostri per alimentare la cultura che li crea.
È vero, non tutti gli uomini sono assassini, ma a questo punto sembra che le categorie in cui dividerci siano rimaste solo due: quelli che uccidono le donne e quelli che zittiscono chi lo fa notare.
Un po' scribacchino pretenzioso, un po' pirata che sogna la pensione, vivo in perenne crisi d'astinenza da Netflix e sono proprietario di un divano abusivamente occupato da un cane che si finge timido.
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