"Mi hanno obbligata a tenere dentro di me il feto morto per 2 settimane"
Una donna che vive in Texas, Marlena Stell, è stata costretta a portare dentro di sé il feto morto per due settimane a causa delle restrizioni sull'aborto.
Una donna che vive in Texas, Marlena Stell, è stata costretta a portare dentro di sé il feto morto per due settimane a causa delle restrizioni sull'aborto.
Marlena Stell, 42 anni, ha subito un aborto spontaneo a 9 settimane e mezzo dall’inizio della gravidanza, e ha dovuto portare il feto morto dentro di sé a causa delle restrizioni sull’aborto vigenti in Texas. La donna ha raccontato la sua storia al Washigton Post.
La donna aveva già subito un altro aborto spontaneo nel 2018, quando si trovava nello stato di Washington: Stell si era quindi sottoposta a una procedura standard per rimuovere il feto per aiutare a prevenire infezioni o problemi di salute a lungo termine.
Stell avrebbe voluto fare la stessa cosa anche con il suo secondo aborto spontaneo, ma le nuove leggi promulgate dal Texas in materia, che seguono l’orientamento generale della Corte Suprema, limitano fortemente il diritto all’interruzione di gravidanza.
I medici hanno quindi detto a Stell che avevano bisogno di ulteriori test di screening con ultrasuoni per accertare che il feto fosse davvero morto e che non ci fosse battito cardiaco, anche se era provato che il bambino non ci fosse più: “Ero tipo, è sullo schermo, è ovvio che il bambino è andato, non è che non ci sia solo il battito cardiaco, non c’è proprio il bambino nella sacca…“, ha detto Stell, che aveva già fatto gli screening per accertarsi dell’aborto spontaneo.
“La mia dottoressa ha detto che, dato che la legge sul battito cardiaco era appena passata, non voleva che facessi l’intervento e mi ha detto di provare ad abortire a casa“, ha detto Stell, originaria di Conroe, Texas, al Washington Post. “È stato emotivamente difficile andare in giro sapendo di avere un feto morto dentro di me“.
Nello stato americano vige infatti l’Heartbeat Act, di cui vi abbiamo raccontato in questo articolo, che prevede come criterio principali per impedire l’aborto la presenza del battito cardiaco.
Il medico si è rifiutato di eseguire l’intervento e Stell è stata costretta a portare in grembo il suo feto morto per due settimane prima di poter trovare qualcuno che le fornisse la procedura, a Houston.
Marlena Stell è un’influencer e CEO di un marchio cosmetico, e usa il suo canale YouTube (che conta 1.5milioni di followers) per parlare di educazione sul make up e lifestyle, ma nelle ultime settimane, in concomitanza con l’annullamento della sentenza Roe v. Wade da parte della Corte Suprema, ha condiviso la sua storia per ricordare che le leggi restrittive sull’aborto adottate da Stati repubblicani come il Texas possono avere ripercussioni anche su chi subisce un aborto spontaneo.
“La gente deve capire che queste leggi hanno un impatto su tutte le donne, anche su casi come il mio“, ha detto Stell in un suo video, in cui ha raccontato la sua storia, puntualizzando che le leggi restrittive sull’aborto si ripercuotono in generale sulla salute femminile.
Il Post ha riportato che i medici di diversi stati USA affermano che le procedure standard per le cure per gli aborti spontanei, per le gravidanze ectopiche e altre complicazioni comuni, vengono spesso ritardati o addirittura negati in stati come il Texas.
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