Ha sparato alla compagna e poi ha rivolto l’arma verso se stesso; 3 o 4 i colpi esplosi dalla pistola di Giancarlo Gaio, novantenne che, all’alba del 26 settembre, ha fatto fuoco verso l’82enne Cesira Bianchet e poi si è ucciso.

Il dramma che ha sconvolto la piccola comunità di Tarzo, paesino da meno di 5000 abitanti nel trevigiano, ha avuto luogo fra le 6:30 e le 7:00 di giovedì, quando il genero di Gaio, G.F., arrivato nella casa dei suoceri per portare l’uomo a una visita in ospedale per un intervento alla prostata, ha trovato i corpi senza vita nella camera matrimoniale.

Sul letto, in camicia da notte, quello di Cesira Bianchet, a terra, a pochi passi, quello di Giancarlo Gaio; il novantenne avrebbe preso la Bernardelli semiautomatica calibro 9×21 regolarmente registrata e avrebbe sparato alla testa alla compagna, quindi a se stesso. L’arma con cui è stato commesso l’omicidio-suicidio è stata ritrovata nella stessa camera da letta dai carabinieri del nucleo investigativo di Treviso, intervenuti sul posto assieme all’anatomopatologo Alberto Furlanetto che ha compiuto i primi accertamenti sui due corpi, e al magistrato di turno, Gabriella Cama. Su entrambi i corpi è stata disposta l’autopsia per fugare ogni possibile intervento da parte di terzi.

Nella stanza è stato trovato anche un biglietto in cui Gaio esprimeva, fra le altre, le sue ultime volontà e spiegava le ragioni del gesto: “Sono stanco”, ci sarebbe stato scritto in quelle righe, secondo alcune fonti.

L’uomo, che avrebbe spento 90 candeline il 4 novembre, avrebbe confidato negli ultimi tempi ai conoscenti quanto fosse difficile andare avanti, soprattutto dopo che la compagna aveva avuto una brutta caduta e faticava a riprendere a camminare; ma nel suo cuore c’era soprattutto la sofferenza per la perdita dell’unica figlia Dorotea, scomparsa nel 2019 a 50 anni a causa di un tumore.

Gaio era nato a Milano ma si era trasferito nella Marca, zona di cui era originaria Bianchet; aveva lavorato come panettiere e in una fornace, prima della pensione, e aveva fatto anche la comparsa cinematografica in lavori come Vajont e Addio alle armi, tratto dal libro di Hemingway. Cesira Bianchet, invece, era stata una cameriera di famiglia e donna delle pulizie nella farmacia del paese.

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