"Abbiamo paura di vivere": parla l'uomo che ha sparato e ucciso l'orsa Amarena
L’uomo, di 56 anni, racconta di essersi pentito di aver ucciso l'orsa Amarena. E parla ora della gogna mediatica che la sua famiglia sta subendo.
L’uomo, di 56 anni, racconta di essersi pentito di aver ucciso l'orsa Amarena. E parla ora della gogna mediatica che la sua famiglia sta subendo.
“Ho sbagliato, l’ho capito subito dopo aver esploso il colpo. I carabinieri li ho chiamati io”, queste le parole dell’uomo di 56 anni che ha sparato all’orsa Amarena, ora indagato dalla Procura per crudeltà contro gli animali.
L’uomo si è giustificato davanti alle autorità spiegando che l’orsa si era introdotta nella sua proprietà, e di essersi per questo molto spaventato. “È successo in uno spazio piccolissimo, io mi ero appostato per vedere chi fosse, mi sono trovato all’improvviso quest’orso ed ho fatto fuoco per terra, non ho mirato, il fucile aveva un solo colpo”, ha spiegato.
Poi, parla della gogna mediatica che la sua famiglia sta subendo per via di questo tragico episodio. “Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più (…) Ricevo in continuazione telefonate e messaggi di morte, hanno perfino chiamato mia madre 85enne, tutta la mia famiglia è sotto una gogna”.
Parole riprese anche dalla moglie dell’uomo, che ha commentato: “Non è giusta questa violenza e questo martirio che ci stanno facendo. C’è la Procura che indaga, sono loro i titolati a farlo, a giudicare, noi sicuramente saremo puniti e ripeto giustamente, ma perché dobbiamo vivere sotto scorta? Perché dobbiamo aver paura di vivere?”.
L’orsa Amarena è stata uccisa giovedì notte con un colpo di fucile a San Benedetto dei Marsi, in provincia dell’Aquila. I due cuccioli, che l’animale portava con sé e inizialmente fuggiti, sono stati individuati dai carabinieri forestali e dalle guardiaparco. I piccoli, di età tra i 5 e i 6 mesi, vagavano senza cibo né acqua, e dopo un primo tentativo di cattura, i ricercatori proveranno ancora questa sera a recuperarli, per provvedere alla loro cura (ancora non si procacciano il cibo da soli) e reinserimento in natura nei prossimi mesi .
“I cuccioli sono stati avvistati – ha spiegato la capoguardia del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, Michela Mastrella – e hanno ripetuto il tragitto che hanno fatto con la mamma, partendo da una zona della Rupe di Venere fino a ritornare qui a San Benedetto: stasera saremo operativi con delle squadre miste, carabinieri forestali e guardie del Pnalm, quasi certamente un veterinario e una biologa”.
“L’episodio è un fatto gravissimo, che arreca un danno enorme alla popolazione che conta una sessantina di esemplari, colpendo una delle femmine più prolifiche della storia del Parco”, aveva commentato il Parco Nazionale d’Abruzzo. Nel frattempo è stato annullato, su richiesta del sindaco Antonio Cerasani, il sit-in di protesta organizzato da alcuni animalisti.
Vicino alla casa dell’uomo era anche spuntato un murales che ritraeva un cacciatore intento a sparare, con la scritta “giustizia”, poi cancellato. Allertate, le forze dell’ordine si sono attivate nella zona: “Siamo qui per proteggere una brava persona. Doveva esserci una manifestazione, siamo preoccupati”, spiegano i carabinieri.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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