Paola Turani è fra le modelle e influencer più apprezzate, anche perché la sua vita è fatta di tanta normalità: una famiglia, composta dal marito Riccardo Serpellini, dal figlio Enea e dagli amati Gnomi e Nadine, raccontata sui social con semplicità, ma anche il desiderio di normalizzare i suoi difetti e di discostarsi dal modello di perfezione estetica che qualcuno cerca di mostrare nel web, il tutto cercando di far passare un messaggio positivo di accettazione, ma anche di biasimo per chi lancia giudizi spietati e offensivi.

“Da anni cerco di far capire che nessuno è perfetto – racconta oggi al Corriere della Sera – faccio la tinta da quando avevo 18 anni e mostro i capelli bianchi. Poi ci sono i difetti che le persone mi fanno notare. Sui social vale tutto. Io sono ben rodata, ma per alcune ragazzine, che sono insicure, è un gioco pericoloso”.

“In realtà – aggiunge – sono le persone che ci fanno notare i difetti; ad esempio, alcuni mi scrivono che ho un nasone. In estate, ad ogni mia foto in costume, mi scrivono che sono troppo magra nella parte superiore del corpo: vorrei essere più tonica o che le mie ossa pronunciate si vedessero meno. Ma è la mia costituzione, anche mia mamma è così. E poi mi dicono che ho il seno piccolo, che per me non è un difetto, chiedendomi se abbia intenzione di rifarlo, dicendomi che così non sarò mai sexy. Io ho la pellaccia dura, ma mi chiedo come possano prenderla le ragazze che sono insicure”.

Difendersi dalla cattiveria social, spesso anonima, è dura, ma Turani non sembra volersi far scalfire: “Gli attacchi fini a se stessi e che provengono da chi non mi segue o conosce valgono zero. Posso ignorarli, limitarli o bloccarli. Non valgono il mio tempo. A volte mi piace fare una riflessione su dove stiamo andando, altre mi diverto a commentarli, senza prenderli troppo sul serio. L’ironia è un’arma vincente, che non si aspettano”.

Non nega di tenersi in forma con “Una corretta alimentazione e lo sport”, togliendosi, anche in questo caso, dalla schiera delle tante starlet che giurano di “mangiare di tutto e non fare nulla”, ed è legatissima alle sue origini bergamasche

“Ero alla fashion week – racconta – ho guidato da Milano a Stabello per gustarmi la polenta. E sono arrivata in tempo per l’ultimo piatto, l’ultima sera di sagra”. Giusto per parlare ancora una volta di semplicità.

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