"Past Lives", quando l'amore non è struggimento

L'opera prima di Celie Song riflette su un modo nuovo di affrontare i sentimenti, senza la nostalgia devastante per quello che non si può avere e con la possibilità di trovare nel partner un alleato che rispetta spazi e tempi.

Ci si innamora di una persona in quanto tale o del ruolo che riveste nella propria vita in un momento specifico? E poi: si può amare chi non si conosce fino in fondo? Infine, c’è modo di conoscere l’altra persona completamente? Queste e molte altre sono le domande che Celine Song solleva in Past Lives film che rappresenta il suo esordio alla regia.

Nella sua opera prima, la regista e sceneggiatrice di origini coreane racconta il legame tra Nora e Hae Sung: si sono conosciuti a Seul, ma dodicenni si sono dovuti dire addio per la partenza della famiglia di lei a Toronto. Si ritroveranno ventenni grazie ai social network, lei ormai a New York e lui ancora nella sua città. Dovranno passare altri 12 anni prima che si possano rincontrare, quando lei è ormai sposata con Arthur. Nora, divisa tra i due e tra il suo passato e il suo presente, si troverà a dover lasciar andare la sé bambina, abbracciando in tutto e per tutto la sua nuova vita americana.

La distanza tra esseri umani e l’impossibilità di un’unione totale era stato motivo di inquietudine, più di cento anni prima, anche per un’altra artista, la poeta russa Anna Achmatova che in una sua poesia (qui nella traduzione di Michele Colucci) scriveva: “C’è nel contatto umano un limite fatale, / non lo varca né amore né passione, / pur se in muto spavento si fondono le labbra / e il cuore si dilacera d’amore“. La sola esistenza di un confine che separa gli amanti significava per lei l’impossibilità di provare davvero amore. Per Song, invece, quel confine è figlio del tempo che passa e che porta via con sé parti di noi stessi: chi arriva oggi non potrà mai sapere come siamo state da bambine o da adolescenti, ma questo può non rendere impossibile l’amore verso la parte di noi che conosce.

C’è dell’altro, però, in questo film di sentimenti che fa ben sperare in una nuova rappresentazione del maschile al cinema: se Nora, la protagonista, è una giovane donna alle prese con una frattura, guidata tuttavia da una ferma ambizione – che la vuole bambina proiettata al Nobel per la letteratura, ragazza per il Pulitzer e donna per almeno un Tony Award – Hae Sung, il suo amore d’infanzia, e Arthur, suo marito, sono due uomini con una complessità e una maturità affettiva che sono stati a lungo merce rara sul grande schermo. Non sono in guerra tra di loro, non ricattano la donna che amano, se pur in tempi e in modi diversi, non sono stucchevoli zerbini alla mercé dell’eterno femminino. Ed entrambi, da spettatrici per troppo tempo ostaggio di maschi alfa, non possono che essere apprezzati.

Quando lasci qualcosa, guadagni anche qualcos’altro“, dirà Nora, nella pacifica constatazione che non si può bruciare un’esistenza inseguendo spasmodicamente tutto quanto si desidera; che la vita, in fondo, non insegna altro che l’arte – lenta e silenziosa – di lasciar andare. Perché in fondo: “Per qualcuno siamo noi quella persona che se ne va. E per qualcuno, noi siamo quella persona che resta. Non puoi essere tutto per tutti“.

Leem Seung-min e Moon Seung-ah, gli attori che interpretano Hae Sung e Nora da bambini, in “Past Lives” (Courtesy Press Office)

Perché vedere Past Lives

Film intimo e perfetto da vedere in occasione di un’uscita per San Valentino, il 14 febbraio quando esce, Past Lives trova le sue corde in un calibrato equilibrio fatto di piccole cose, di gente ordinaria dove nulla è fuori dal comune. È facile trovare un’immedesimazione nei tre personaggi, ben interpretati da Greta Lee, Teo Yoo e John Magaro; ma talentuosi sono anche i due giovanissmi Leem Seung-min e Moon Seung-ah, che vediamo giocare con una delle gigantesche sculture animate di Jonathan Borofsky, che si innalza all’esterno del Museo Nazionale di Arte Contemporanea nel Grand Park di Seoul. Un racconto sentimentale e allo stesso tempo il racconto di un’emigrata, divisa tra le origini e la sua nuova vita, fatto per emozionare senza giocare sul melodramma.

Fil rouge è lo in-yun’, che significa provvidenza o destino e rappresenta l’unione karmica di persone che erano amanti nelle vite passate, un concetto derivato dal buddismo di non facile comprensione per la cultura occidentale così proiettata al raggiungimento di uno scopo nell’unica vita che ha a disposizione: spiega Nora nel film che ogni incontro tra le persone è in-yun’, ma ce ne vogliono 8.000 strati perché due persone stiano insieme in una vita: un’idea che dà ai personaggi lo spazio per esplorare le possibilità di incontrarsi non solo in questa vita, ma nelle vite precedenti e in quelle successive.

Greta Lee, John Magaro e Teo Yoo in “Past Lives” (Courtesy Press Office)

Scheda del film

Opera prima di Celine Song, candidato agli Oscar 2024 come Miglior Film e Miglior Sceneggiatura Originale, il film  Past Lives è targato A24 e arriva nelle sale italiane dal 14 febbraio 2024 grazie a Lucky Red, dopo essere stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival ed essere passato alla 73esima edizione del Festival del Cinema di Berlino e alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Song, residente a New York dopo essere nata in Corea del Sud ed emigrata con la famiglia in Canada, arriva dal teatro, dove ha affrontato la vita di tre haenyeos, come vengono chiamate in Corea le donne di mare, in Endlings e il crollo della società e il cannibalismo in The Feast.

L’idea iniziale di Past Lives è ispirata a un momento della sua vita reale: una sera si è ritrovata seduta in un bar del centro di New York, a tradurre una conversazione tra suo marito (il drammaturgo, romanziere e sceneggiatore Justin Kuritzkes) e un ex fidanzato coreano d’infanzia. “Stavo traducendo tra queste due persone e a un certo punto, mi sono resa conto che non stavo solo traducendo tra le loro lingue e culture, ma stavo traducendo anche tra queste due parti di me stessa“, ha raccontato in un’intervista al The Guardian.

Nel cast, Greta Lee (Nora), celebre dalle nostre parti per il ruolo di Maxine nella serie Netflix Russian Doll e per quella di Stella Bak nella serie Apple TV The Mornig Show; Teo Yoo (Hae Sung) è stato protagonista di Summer di  Kirill Serebrennikov, presentato a Cannes nel 2018; John Magaro (Arthur) è Vince Muccio nella serie tv Orange Is the New Black.

L’autore della fotografia è Shabier Kirchner (un Bafta per la fotografia di Small Axe, di Steve McQueen), la scenografia è firmata da Grace Yun mentre i costumi sono di Katina Danabassis. Il montaggio è di Keith Fraase (tra i montatori che collaborano spesso con Terrence Malick). La colonna sonora è stata composta dal batterista Christopher Bear e dal cantautore Daniel Rossen dei Grizzly Bear. La canzone originale Quiet Eyes è di Sharon Van Etten.

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