Ha fatto molto discutere un articolo che abbiamo postato, in cui spiegavamo come, negli USA, stia prendendo sempre più piede la tendenza a mettere dei cartelli su carrozzine e passeggini dei neonati, per invitare le persone a non toccarli, per questioni di igiene e per ridurre al minimo la possibilità di passare ai piccoli dei batteri.

C’è chi ha scritto che in questo modo i bambini risultano “antipatici” fin dalla nascita, altri che in maniera tagliente hanno affermato di non avere alcun interesse a toccare i figli altrui; la verità è che in questa richiesta dei genitori non c’è arroganza né il desiderio di porre i bambini sotto la classica campana di vetro, ma quella di limitare al minimo la possibile diffusione di batteri e microbi che potrebbero arrivare facilmente ai bebè, esponendoli inutilmente ai rischi.

Il Covid ha ovviamente aumentato i timori, imponendo di evitare i contatti anche agli adulti, ma anche i recenti casi di virus sinciziale hanno ulteriormente rincarato le preoccupazioni dei genitori, tutt’altro che campate in aria, visto che anche il vademecum scritto dal Ministero della Salute invita a evitare eccessivi contatti con i neonati.

La trasmissione di microrganismi responsabili delle infezioni neonatali, successive ai primissimi giorni di vita, avviene per lo più attraverso le mani, il respiro e il contatto di corpi estranei con la pelle o le mucose del piccolo – si legge nelle linee guida fornite dal Ministero – In questo contesto, rivestono notevole importanza delle semplici regole d’igiene: un’accurata detersione delle mani che dovrà precedere qualsiasi accudimento diretto del bambino; l’eventuale uso da parte dell’adulto di mascherine sterili a protezione della bocca e delle narici è opportuno per evitare il passaggio attraverso il respiro di micro-organismi diretti sul neonato, in caso di infezioni delle vie respiratorie del genitore o di chi accudisce direttamente il neonato al momento della poppata, del cambio di pannolino, del coccolamento. La mascherina va rimossa non appena cessi il contatto diretto
con il neonato.

Occorre tener presente, come sottolinea Humanitas, che nei primi 2 o 3 mesi di vita il sistema immunitario del bambino è ancora immaturo, perché proprio in questo periodo l’immunità cellulo-mediata inizia a svilupparsi; questo però significa che un neonato di due settimane, ad esempio, non è in grado di contrastare virus e batteri come uno di 3 mesi. Fra le strategie indicate per prevenire infezioni e malattie, anche Humanitas indica, fra le altre cose

  • Limitare il contatto con persone al di fuori del nucleo familiare: senza far vivere il bambino in una bolla fino a 6 mesi di vita, ridurre il contatto con le persone abbassa il rischio di contrarre infezioni trasmesse da persone che magari sono inconsapevoli di essere contagiose con le goccioline di saliva o le mani. Quindi si può andare tranquillamente al parco, ma meglio non incontrare altre persone.
  • Chiedere di lavarsi le mani prima di toccare il bambino: abbiamo imparato che le mani sono un veicolo di contagio per i virus. Lavarsi le mani riduce il rischio di contagio.

Nessuna volontà da parte di mamme e papà, quindi, di chiudere il bambino in una bolla, né quella di considerarlo intoccabile, ma solo il desiderio, assolutamente condivisibile, di preservarlo da rischi inutili. Nessun adulto dovrebbe offendersi se gli viene chiesto di evitare di toccare il bambino, anzi è un atteggiamento che, probabilmente, dovrebbe essere spontaneo e naturale.

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