Ammettere di non stare bene non è mai semplice, spesso lo è ancora di più quando si tratta di parlare espressamente di un problema di salute mentale. In casi simili si arriva a vergognarsi e pensare di non essere all’altezza degli altri, per questo si tende a restare in silenzio per timore dei giudizi altrui. Quando a uscire allo scoperto è un personaggio famoso non può che essere un segnale importante, che può spingere chi vive la stessa sensazione a non sentirsi “diverso” o inferiore, magari anche a chiedere aiuto se non lo ha ancora fatto. Questa volta a dire apertamente quello che gli sta accadendo è uno che ha sempre dato l’idea di essere forte e duro, anche se evidentemente non è sempre così: Piero Pelù.

A breve, il 7 giugno 2024, uscirà il nuovo album del cantante, seguito dalla ripresa dei suoi concerti (il 29 giugno), momento a cui lui tiene in modo particolare, anche se lui è consapevole di non essere al massimo della forma. Recentemente è stato lui stesso a dire in uno dei suoi ultimi post di soffrire di depressione, anche se in pochi se lo sarebbero aspettati.

Alle preoccupazioni per la salute – racconta al Corriere della Sera –  si sono sommati i pensieri legati alla fine dei Litfiba. Ho cercato un aiuto professionale, cui mi rivolgo ancora, e sono riuscito ad aprire delle belle porte. In “Maledetto cuore”, ad esempio, canto  ‘H bisogno di te”: lo diciamo raramente, ma abbiamo bisogno degli altri per non perderci in quei buchi neri con cui sto facendo i conti”.

Un anno fa, infatti, lui era stato costretto a fermare il suo tour a causa dell’acufene, disturbo che non può che essere invalidante per un artista. Oggi però la situazione non è migliorata: “È stato un incidente sul lavoro – ha rivelato Piero Pelù -Ero in studio di registrazione e ho subìto uno choc acustico. Avevo cambiato cuffie e il fonico non ha fatto bene i calcoli: ho perso i sensi, sono cascato a terra. A quello si sono sommati i miei di errori: non ho fatto subito i controlli e ho trascurato il problema. Il danno è irreversibile, ho recuperato un po’ ma da questi choc non si guarisce. Posso accerchiare il problema con la tecnologia. Un sistema acustico ben calibrato mi permette di affrontare di nuovo il palco: devo creare l’inferno sonoro fuori, ma in cuffia è come se avessi Casadei”.

La sua vena creativa non si è comunque esaurita, a distanza di 25 anni dall’uscita di uno dei suoi brani simbolo, Il mio nome è mai più, per questo i progetti non sembrano mancare: “La canzone era nata quando dalle basi Nato in Italia erano partiti i caccia per bombardare Belgrado. Non ho mai smesso di suonarla, non ho mai smesso di dire “mai più” alle guerre. Oggi parliamo di Palestina e Ucraina, ma ci dimentichiamo di Sudan, Afghanistan, Birmania e altri conflitti. Sono un pacifista e obiettore di coscienza. Oggi credo sia difficile trovare le parole giuste per una nuova canzone contro la guerra, magari potrebbero farla dei rapper… Nell’album ho messo una mia versione per l’anniversario ma comunque ci stiamo risentendo, io, Luciano e Lorenzo (Ligabue e Jovanotti, ndr) , per capire cosa fare” – ha concluso.

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