La polizia non crede alle donne stuprate: ciò danneggia le indagini. Il report
Secondo un nuovo e preoccupante rapporto la colpevolizzazione delle vittime da parte degli agenti di polizia danneggia le indagini sui casi di stupro.
Secondo un nuovo e preoccupante rapporto la colpevolizzazione delle vittime da parte degli agenti di polizia danneggia le indagini sui casi di stupro.
Secondo il nuovo rapporto indipendente del Consiglio nazionale dei capi di polizia e del Ministero dell’Interno le indagini sugli stupri sono ostacolate dal fatto che la polizia non crede alle donne che denunciano, accusandole di aver fatto sesso e di essersene solo “pentite” successivamente.
Il report esamina il modo in cui le forze di polizia affrontano gli stupri in Inghilterra e Galles ed è stato condotto su 80.000 denunce di stupro in cinque forze di polizia diverse. Lo studio ha rilevato che questi agenti, pur essendo una minoranza, “intenzionalmente o inavvertitamente” bloccano la progressione e “influenzano il modo in cui i nuovi agenti vengono socializzati al lavoro sugli stupri e sui reati sessuali gravi“.
“Nel peggiore dei casi, gli agenti hanno dimostrato un’esplicita colpevolizzazione della vittima e una mancanza di fiducia nella stessa, che ha avuto un impatto sulle indagini successive“, hanno sottolineato i ricercatori nel report.
In particolare viene messa in discussione la credibilità della vittima come scusa per chiudere il caso o non indagare affatto su di esso.
Andrea Simon, direttrice della End Violence Against Women Coalition, ha dichiarato a The Independent: “Dobbiamo riformare la cultura della polizia dello stupro. È necessario affrontare il problema dell’etichettamento delle vittime all’interno del sistema giudiziario“, specificando che questi atteggiamenti delle forze dell’ordine scoraggiano le donne dal denunciare le molestie e gli stupri subiti, permettendo che i responsabili la facciano sempre franca.
Il rapporto è stato frutto della collaborazione tra la polizia e importanti accademici, e ha anche messo in luce la mancata esecuzione di controlli per verificare se i sospettati fossero già stati denunciati alla polizia, in caso di molestatori recidivi, nonostante 1 sospettato su 4 avesse precedenti per reati sessuali.
Gli autori dello studio hanno avvertito che le forze dell’ordine “devono migliorare l’identificazione e l’eliminazione dei sospetti recidivi” attraverso una revisione dei dati delle autorità e una migliore condivisione delle conoscenze tra gli agenti.
Il rapporto ha presentato i risultati del primo anno dell’Operazione Soteria Bluestone, lanciata dal governo nel tentativo di rivedere il modo in cui la polizia e il Crown Prosecution Service (CPS) gestiscono i casi di stupro sulla scia di un crollo dei procedimenti giudiziari.
Simon ha dichiarato che i difensori delle vittime sono “profondamente frustrati che il governo abbia impiegato così tanto tempo” per rendere pubblica l’importante indagine.
Dominic Raab, Segretario di Stato per la Giustizia, ha dichiarato alla stampa riguardo all’operazione: “Voglio assicurarmi che le vittime siano adeguatamente supportate durante tutto il processo penale“.
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