Un razionamento delle forniture di gas, energia e materie prime è uno step che l’Italia non effettua da molti anni. Specifichiamo che i razionamenti non sono una decisione che il Governo sta prendendo in considerazione al momento, ma solo un’eventualità nel caso che la situazione non migliori.

Il premier Draghi ha parlato della possibilità di razionamenti giovedì in conferenza stampa, soffermandosi sugli effetti a medio-lungo termine della guerra per i cittadini italiani e le imprese. “Quando sarà il caso di lanciare allarmi lo faremo. Di sicuro dovremo prepararci all’evenienza ma da qui a lanciare l’allarme ce ne corre. Se le cose dovessero peggiorare dovremmo sicuramente entrare in una logica di razionamento“, ha dichiarato.

A causa dei vertiginosi aumenti dei prezzi per gas, energia e materie prime dovuti al conflitto in Ucraina, infatti, i cittadini, ma soprattutto le imprese italiane, sono sotto torchio e il Governo sta attuando delle misure alternative, come l’approvvigionamento di grano da altre parti del mondo e l’utilizzo di altre fonti di energia.

Ma cosa comporterebbe, nella peggiore delle ipotesi, il dover ricorrere a dei razionamenti?

I razionamenti sono una serie di interventi volti a ridurre il consumo di determinati beni, partendo da step intermedi come prestare una maggior attenzione individuale al consumo di energia: per esempio, ridurre i livelli degli impianti di riscaldamento e usare meno gli elettrodomestici. Ma se queste accortezze sono relativamente semplici da effettuare in ambito famigliare, sono più complesse dal lato delle imprese, che verrebbero danneggiate fortemente a livello di produzione.

Per quanto riguarda i razionamenti ai beni primari come grano e farina, il governo al momento non ha parlato di interventi per regolare la vendita di questi alimenti. Tuttavia, molti supermercati come Unicoop Firenze hanno limitato la vendita a quattro pezzi all’acquisto per olio di semi di girasole, farina e zucchero. Una scelta dovuta non dalla loro carenza ma, come avvenuto durante la pandemia da Covid-19, dalla corsa immotivata dei cittadini per accumulare questi beni di largo consumo.

Per il momento non c’è nessun allarme di razionamenti, né per gas né per alimenti.

Palazzo Chigi, inoltre, ha già attuato delle misure preventive lo scorso 28 febbraio per limitare le conseguenze del conflitto, come si legge nella norma approvata nel primo decreto dopo l’invasione che “rende immediatamente attuabile, se fosse necessario, la riduzione del consumo di gas delle centrali elettriche oggi attive, attraverso la massimizzazione della produzione da altre fonti e fermo restando il contributo delle energie rinnovabili“.

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