Secondo i dati del Ministero dell’Istruzione di Tokyo, che ogni anno effettua un’indagine sulle scuole di tutti i livelli per raccogliere dati su suicidi, bullismo e assenteismo, i suicidi tra gli studenti giapponesi hanno raggiunto livelli record durante l’ultimo anno scolastico.

Un dato allarmante, sintomo di un malessere diffuso e sempre più radicato tra gli studenti delle scuole medie e superiori. Secondo quanto riportato dalla CNN, il Giappone ha registrato 415 suicidi di ragazzi e bambini nel 2020, il numero più alto dal 1974. La cifra supera del 30% quella rilevata nel 2019, anno in cui morirono 317 studenti.

Alla base dei suicidi vi sono diversi fattori, afferma l’emittente pubblica giapponese NHK, tra cui la lunga reclusione dovuta all’emergenza Covid, i problemi familiari, i cattivi risultati scolastici e le relazioni compromesse con i coetanei.

“L’aumento dei suicidi è estremamente allarmante”, ha detto a NHK il capo della divisione per gli affari dei bambini e degli studenti del ministero dell’istruzione giapponese, Eguchi Arichika. “I risultati mostrano che la pandemia ha causato cambiamenti nell’ambiente scolastico e familiare e ha avuto un impatto sul comportamenti dei  bambini. Voglio promuovere gli sforzi per rendere più facile condividere i modi in cui le persone possono trovare aiuto e assicurarmi che i bambini che non possono frequentare la scuola possano continuare a imparare”.

L’indagine ha inoltre evidenziato che nel 2020 circa 190.000 studenti delle scuole elementari e medie sono stati lontani dalla scuola per più di 30 giorni, anche se non è chiaro quanto i lockdown dovuti alla pandemia abbiano contribuito all’aumento dei suicidi.

Si tratta, infatti, di un problema che il Giappone si porta dietro da molto tempo: si calcola che nel 2018 si siano tolti la vita 250 bambini e ragazzi per una serie di motivi tra cui il bullismo, la pressione genitoriale e lo stress accumulato.

“Insegnare ai bambini come ottenere aiuto il prima possibile è molto importante”, ha affermato Koju Matsubayashi, funzionario del Ministero dell’Istruzione, “perché uscire dal tunnel della depressione diventa sempre più difficile con il passare del tempo”.

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