Le ricreazioni digitali di persone decedute stanno diventando sempre più realistiche grazie all’avanzamento della tecnologia, sollevando questioni etiche e richiedendo urgentemente una regolamentazione.

Gli esperti di etica dell’intelligenza artificiale hanno sottolineato la necessità di un controllo più rigoroso su queste pratiche, avvertendo che i “deadbot” potrebbero causare problemi di salute mentale e addirittura “perseguitare” i loro creatori e utenti.

Questi servizi consentono agli utenti di caricare conversazioni con parenti defunti per creare chatbot che simulano l’interazione con il defunto. Sebbene possano essere visti come un modo per preservare i ricordi e mantenere un legame con i propri cari, possono anche essere sfruttati da aziende senza scrupoli per scopi commerciali, venduti a genitori malati terminali che desiderano lasciare un’eredità digitale ai loro figli o a persone ancora sane che desiderano creare quella che il The Guardian definisce “un’eredità interattiva”.

Senza un controllo adeguato, queste tecnologie potrebbero essere utilizzate in modo dannoso e abusivo, causando danni psicologici duraturi e minando il rispetto per i defunti, sostengono gli esperti. “I rapidi progressi nell’intelligenza artificiale generativa permettono a chiunque abbia accesso a Internet e possieda un po’ di know-how di base di far rivivere una persona cara defunta”, ha affermato uno degli studiosi.

“Quest’area dell’intelligenza artificiale è un campo minato etico. È importante dare priorità alla dignità del defunto e garantire che questa non venga lesa, ad esempio, da motivazioni economiche”. Uno dei principali rischi è rappresentato dalle aziende che cercano di monetizzare i loro servizi digitali attraverso la pubblicità inserita su queste piattaforme, creando situazioni in cui i defunti digitali possono suggerire acquisti o comportamenti ai loro cari. Un’eventualità davvero raccapricciante.

Un altro problema non indifferente sono i genitori che desiderano aiutare i propri figli a elaborare il lutto in seguito alla loro morte, scegliendo di utilizzare i “deadbot” come strumento di supporto. Tuttavia, non vi sono prove che questa pratica sia psicologicamente utile e, al contrario, potrebbe causare danni significativi interferendo con il normale processo di elaborazione del lutto, affermano gli esperti.

Per preservare la dignità dei defunti e il benessere psicologico dei vivi, i ricercatori suggeriscono una serie di pratiche che potrebbero richiedere una regolamentazione per essere attuate. Queste includono procedure sensibili per il ritiro dei deadbot, limitazioni delle funzionalità interattive ai soli adulti e un alto livello di trasparenza riguardo al funzionamento e ai limiti di tali sistemi artificiali.

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