Ospite del podcast One More Time di Luca Casadei, Rocco Siffredi si è aperto sulla dipendenza da sesso di cui ha sofferto in passato.

“Giocavo con i miei figli nell’età più bella. E poi facevo il giro delle sette chiese – ha dichiarato il pornodivo – Non è che andavo da prostituite specifiche, quello che beccavo. Poi era complicato tornare a casa, dove c’erano questi angeli con la mamma che dormivano. Mi ricordo solo il dolore dentro. Mi sentivo sporco e disastrato in maniera terrificante”.

Il punto peggiore, ha raccontato, è stato quando una notte è inavvertitamente partita una chiamata a sua moglie, Rosa Tassi: “L’avevo appena salutata dandole la buonanotte. Poi sentito la sua voce al telefono: ‘Per fortuna che andavi a dormire’. L’ho delusa, la prima volta in cui si è trovata davanti a suo marito che le ha mentito. Sono tornato due giorni dopo, convinto di trovare i bagagli fuori, invece lei era lì. Le chiesi se voleva divorziare, mi rispose di sì. In un anno sarò uscito con mille prostitute, mi disse ‘tu hai bisogno d’aiuto'”.

Siffredi ha raccontato anche un aneddoto relativo al figlio più piccolo, Leonardo Tano, che gli chiese se facesse sesso solo con la mamma: “Aveva sette anni, dentro di me pensai come potesse essergli venuto in mente di dirmi questa roba. Gli ho risposi di sì, quindi ho smesso di recitare, ma il corpo e la testa mi chiedevano altro”.

Il richiamo del sesso, però, è sempre stato troppo forte per lui, “Dai miei 12 anni, quando la sessualità mi ha completamente preso, con il giornalino Supersex, ho sempre voluto fare la porno star, un pensiero fisso”; e la sua carriera nel settore la dice lunga, con l’Oscar del porno conquistato nel 1991: “In giro per strada tutta la Francia sapeva chi ero. Tarantino, che era lì per presentare il suo primo film , è venuto sul set dove giravo con mia moglie Bodyguard e mi ha detto: ‘You are the italian in Chameleons’ e io gli ho risposto: ‘vedi pure i film porno? ‘ e lui “Ehi, come on'”.

Siffredi non ha tuttavia mai fatto mistero anche del grande dolore che lo accompagna, la morte prematura del fratello Claudio che ha rappresentato un trauma nella sua infanzia: “Ha avuto attacchi epilettici mentre dormiva. Nelle case popolari, dei bambini gli hanno dato una botta in testa con una mazza di ferro, non era curabile. Ricordo che quando tornai a casa trovai tutti in lacrime: io inizia ad esplodere dei palloncini che erano rimasti da un compleanno avvenuto qualche giorno prima”.

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