Lo avrebbero torturato per settimane, prima di ucciderlo barbaramente e di abbandonare il suo corpo in un campo nella parte nord di New York; così è morto Sam Nordquist, 24enne transgender per la cui uccisione, venerdì scorso, sono finite in manette cinque persone.

Sul suo corpo, secondo i resoconti degli agenti newyorchesi, evidenti i segni fisici di abusi e di “ripetuti atti di violenza e tortura”. Un episodio che la capitana Kelly Swift, del Bureau of Criminal Investigation della polizia di stato, durante la conferenza stampa di venerdì ha dichiarato essere “uno dei crimini più orribili su cui abbia mai indagato”.

Il gruppo NEW Pride Agenda ha condannato l’omicidio di Nordquist, dicendo che è stata una “tragica conseguenza della crescente cultura dell’odio nella nostra società, tuttavia la polizia della Grande Mela ha dichiarato di non aver rilevato prove sufficienti a stabilire che possa essersi trattato di un crimine d’odio, e che i rapporti tra la vittima e i sospettati tenderebbero a escludere questo movente.

Pare infatti che i cinque arrestati conoscessero Nordquist e che facessero parte della comunità LGBTQ+: sono Precious Arzuaga, 38 anni, e Patrick Goodwin, 30 anni, di Canandaigua, New York; Kyle Sage, 33 anni, di Rochester, New York; Jennifer Quijano, 30 anni, di Geneva, New York; ed Emily Motyka, 19 anni, di Lima, New York. Tutti e cinque sono stati accusati di omicidio di secondo grado e gli è stata negata la libertà su cauzione dopo essersi presentati in tribunale per un’udienza preliminare, come specificato dal procuratore distrettuale della contea di Ontario James Ritts, nel corso della conferenza stampa.

Le cinque persone sono state arrestate dopo una perquisizione nel motel Patty’s Lodge a Canandaigua, l’ultimo posto in cui si sa che Nordquist abbia soggiornato.

“Per contribuire ad alleviare la comprensibile preoccupazione che il suo omicidio possa essere un crimine d’odio, stiamo rivelando che Sam e i suoi aggressori si conoscevano, si identificavano come LGBTQ+ e almeno uno degli imputati viveva con Sam nel periodo precedente al reato in questione”, si legge ancora nel comunicato stampa riportato da USA TODAY lunedì.

Sam Norquist, secondo le testimonianze dei familiari, avrebbe acquistato due biglietti andata e ritorno dal Minnesota a New York a settembre, dopo aver conosciuto online una donna lo scorso luglio; il ragazzo sarebbe dovuto tornare a ottobre, ma non è mai rientrato a casa.

La sorella di Nordquist, Kayla, ha dichiarato che la famiglia ne ha denunciato la scomparsa il 9 febbraio, perché non è riuscita a contattarlo e sembrava che il suo telefono fosse spento.

Gli investigatori della polizia statale che avevano iniziato a indagare sulla scomparsa di Nordquist alla fine hanno scoperto prove che indicavano che l’uomo era stato “sottoposto a prolungati abusi fisici e psicologici”. I resti di Nordquist sono stati poi ritrovati la scorsa settimana a Benton, a meno di 20 miglia a sud di Canandaigua.

“La nostra indagine ha rivelato un modello di abuso profondamente inquietante che alla fine ha portato alla tragica morte di Sam”, ha affermato Swift. Gli investigatori sono adesso in attesa di risultati dell’autopsia sul corpo del giovane, che potrebbe far luce su alcuni punti ancora da chiarire, ad esempio sulle modalità della morte e su quando potrebbe essere avvenuta.

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