San Marino nel ventunesimo secolo si prepara per un appuntamento storico dei diritti delle donne, la legalizzazione dell’aborto, meglio tardi che mai!

Con un referendum, previsto il 26 settembre 2021, verrà richiesto di eliminare il reato per le donne che decidono di interrompere la gravidanza. Il codice penale della Serenissima prevede una pena dai tre ai sei anni di reclusione, sia per la donna che abortisce sia per chiunque partecipi e non tiene conto in alcun modo né della scelta in caso di stupro o per gravi malformazioni fetali.

A proporre il referendum, nel mese di febbraio 2021, è stata l’Unione delle Donne Sammarinesi (UDS) e il 15 marzo successivo il collegio garante della costituzionalità lo ha dichiarato ammissibile. Il quesito referendario che l’UDS ha chiesto di firmare ai 33mila abitanti del piccolo Stato tra Emilia e Marche recita così: “Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la 12a settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia il pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”.

I diritti delle donne a San Marino sono sempre stati tutelati in ritardo: è solo del 1973 la legge che ha consentito alle donne di questa nazione di assumere funzioni, cariche e impieghi pubblici, mentre è del 1980 l’istituzione degli asili nido. Ma non è di certo l’unico stato in Europa che è rimasto indietro: insieme alla piccola Repubblica, attendo che venga legalizzato l’aborto anche Malta, Gibilterra, Andorra, Città del Vaticano e la Polonia.

E se si pensa che in Italia la situazione sia migliore basta ricordare che il 70% dei medici è obiettore di coscienza, una situazione che rende molto difficile applicare una legge che esiste e che permette di interrompere legalmente una gravidanza.

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