Giuliano Sangiorgi scrive alla figlia che sta per nascere: "Questa lettera è per te"

"Oggi si può dire, oggi è il tempo in cui questa è solo una grande gioia da condividere con l’universo intero e tutte le galassie circostanti", inizia così la lettera di Giuliano Sangiorgi alla figlia.

Giuliano Sangiorgi, il cantante dei Negramaro, come vi abbiamo raccontato, ha annunciato sui social che presto diventerà papà. Adesso ha deciso di raccontarsi sul Corriere.it che ha pubblicato una sua lunga lettera indirizzata alla figlia:

Sono passati ormai dei mesi da quando questa cosa che sto per dirvi l’avrei voluta urlare al mondo intero con la giusta reazione che merita una notizia di una tale portata. E invece, per come vuole il buon senso, ho dovuto aspettare quel tempo in cui si esce fuori da ogni pericolo per poter dare il lieto annuncio senza che ci sia la possibilità che questo sia vanificato. Oggi si può dire! Oggi è il tempo in cui questa è solo una grande gioia da condividere con l’universo intero e tutte le galassie circostanti. Mi piacerebbe, però, tornare a quel giorno in cui io stesso sono venuto a saperlo. Mi piacerebbe raccontarvi il modo e i tempi in cui ho fatto i conti con quella che, credo e mi dicono, sarà per sempre la cosa più bella della mia vita: io, sì proprio io, divento padre!

La compagna di Giuliano Sangiorgi si chiama Ilaria Macchia:

Ilaria, la mia compagna da anni, con cui condividiamo un tetto e milioni di parole scritte, lette, mangiate, cantate e «girate», me lo ha detto per come temevo sarebbe successo a noi, conducendo da sempre una vita in continuo movimento verso qualche posto: al telefono, mentre scendevo da un aereo qualsiasi a Londra, impietrito, davanti a una scala mobile, con le valigie in mano e con il cuore in gola. «Diventi padre, amore! Aspettiamo un figlio, sarà divertente!!!». E io che non ci ho capito niente le ho chiesto di ripetere L-E-N-T-A-M-E-N-T-E perché proprio non avevo sentito la parte in cui mi diceva che aspettavamo un bambino… proprio no! «Scusa Ila, hai detto padre, figlio nella stessa frase e ti rivolgevi a me?! forse hai detto altro, tipo “che bello mio padre, tu sei il figlio di tuo padre, hai detto sono incinta!?”».

Un momento che non potrà mai più dimenticare:

Le valigie giù per il pavimento, la bocca spalancata sul soffitto, gli occhi sgranati verso annunci di partenze o arrivi in città che proprio non erano di questo pianeta… o almeno io non le avevo mai viste prima. Ci provavo a mettere le lettere insieme e a dare un nome a quelle mete ma proprio non ci riuscivo. Formavano solo frasi sconnesse tra loro e ogni tanto leggevo P- A – D – R – E incastrato qua e là tra parole amene. Il cuore era salito su, fino a togliermi il respiro, come per invadere il cervello e quello, intanto, era entrato in protezione, pure lui. Dava attenzione a tutt’altro che a quella voce amorevole e famigliare al di là del telefono. «Giù, ci sei? Hai capito?! Aspettiamo un figlio!».

Ha pianto per la felicità:

Un respiro profondo aveva interrotto l’apnea di quell’istante lungo un decennio. Le scale mobili avevano ripreso a muoversi, io con loro. Le lettere nelle insegne incominciavano ad avere un senso di nuovo, gli aerei sapevano in quale città atterrare o quelle da cui decollare, la voce al telefono era quella di Ilaria, certo «Ok! Ci sono!». Le mani, quelle solite, che tremavano, appartenevano a me; il cuore aveva lasciato il cervello ed era ritornato nel petto; la bocca e gli occhi sul cellulare; i Negramaro erano i miei amici di sempre e come sempre mi stavano aspettando, intenti a raccogliere pezzi di me sparsi ovunque tra un nastro trasportatore e le mie facce buffe. Ho pianto, ma senza farmi accorgere. Ho aspettato, per come promesso, che tutto fosse certo e fuori da ogni tipo di pericolo.

Una gioia che non può essere descritta se non viene provata:

«Che succede?» mi ha chiesto Erma. «Nulla», ho risposto. Ma avrei voluto gridargli in faccia tutta la mia gioia, la mia incredulità e perché no?! anche tutte le mie paure. Quello che avrei voluto fare con tutti voi in quello stesso istante. Non c’è tortura più grande di una gioia da tacere. Non c’è nessuna gioia se non la si può condividere. Ora, finalmente, lo posso fare e mio figlio inizia ad avere un volto e, a dirla tutta, questa verità che adesso posso finalmente svelare, è femmina!!!!!!!!!!!! E ho i brividi mentre ve lo scrivo. Saremo la sua famiglia stupenda e sarà gigantesca, infinita, piena di colori, accogliente e sempre disponibile e pronta verso l’altro.

E infine:

Non sarà sola con me e mamma Ilaria, ma avrà milioni di zii e zie, di madri e padri, di tutte quelle persone che sapranno amarla e sapranno farsi amare da lei, che intanto avrà imparato da noi che ovunque potrà sentire l’amore proprio là, in quel posto, troverà sempre la sua famiglia. Spero che tu possa amarmi amore mio per come già ti amo io, senza conoscerti. Tuo padre, Giuliano!

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