La situazione attuale della scuola italiana appare particolarmente preoccupante, come appare confermato dai tanti docenti precari, secondo quanto evidenziato dall’analisi effettuata dalla rivista di settore Tuttoscuola. I docenti che hanno un contratto a tempo determinato sono addirittura uno su quattro (25%), pari a 225 mila su un totale di circa 900 mila posti. Dover cambiare frequentemente professori non può che influire almeno in parte anche sul rendimento degli alunni, soprattutto su quelli che sono in una situazione di fragilità.

Nonostante si sia insediato solo da pochi mesi, Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è consapevole di come il problema non debba essere sottovalutato, ma anzi sia necessario cercare di trovare una soluzione in tempi più rapidi possibili. Il primo passo da compiere riguarda la ricerca di nuovi docenti a cui assegnare i posti che finora risultino vacanti: il piano prevede 70 mila posti di docenza per il 2024,  tra cui 20 mila circa diventeranno effettivi a partire da settembre 2023, in concomitanza con l’inizio del nuovo anno scolastico.

Pensare che il progetto pensato da Valditara possa risolvere del tutto quello che sta accadendo nella scuola italiana sarebbe però riduttivo. Le lacune nel corpo docente del nostro Paese sono ben più ampie, al punto tale che servirebbe integrare il personale attivo in modo ancora più deciso.

A settembre sono previsti circa 25 mila pensionamenti, un numero tutt’altro che indifferente e che non farà altro che aumentare ulteriormente le difficoltà già riscontrate finora.

Ben 157.461 di quelli attualmente attivi hanno inoltre un rapporto di lavoro che scadrà a giugno, senza quindi alcuna certezza di essere riconfermati a inizio del prossimo anno scolastico. A chiedere un cambio di rotta importante sono anche i genitori che hanno figli disabili, che hanno assoluta necessità di poter contare su un insegnante di sostegno fisso che segua il suo percorso di crescita. La strada per arrivare a questo obiettivo sembra essere però ancora lunga, visto che a settembre il cambiamento ha riguardato più della metà degli studenti (59%).

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!