È morta dopo tre settimane di agonia, in coma in seguito a uno stupro. Così è finita la vita di Shanon (non si conosce il cognome della vittima), tredicenne di Cauffry, nell’Oise, dipartimento nella regione dell’Alta Francia, deceduta il 27 marzo scorso all’ospedale universitario di Amiens, dopo che, il 6 marzo, era stata violentata nella vicina città di Rantigny, pare da tre ragazzi, di cui uno minorenne.

Nella cittadina di appena 2500 abitanti che si trova a est di Beauvais lo shock è palpabile. “Quello che è successo è disgustoso – dicono i residenti ai media transalpini – Era una principessa adorabile, gentile e seria”; “Siamo tutti in stato di shock – sono invece le parole della sindaca, Virginie Garnier – La nonna di Shanon vive a Cauffry, sua madre è cresciuta a Cauffry e Shanon è andata a scuola in città, al Cauffry College. Tutti conoscono questa famiglia. […] Non ci sono parole. È una mostruosità”.

Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la dinamica che ha portato alla tragica morte della ragazzina, che sarebbe stata accompagnata dalla madre a casa di un amico, di cui evidentemente la famiglia si fidava. Qui, invece, si sarebbe consumato lo stupro, cui sicuramente avrebbero preso parte altri due ragazzi, di 18 e 19 anni. Shanon è stata ritrovata in una pozza di sangue, con una lacerazione profonda a livello della vagina e in arresto cardio-respiratorio.”Ferita in seguito allo stupro – ha spiegato Loïc Abrial, pubblico ministero di Senlis – la vittima è stata ricoverata in gravi condizioni”, con una prognosi che è apparsa subito gravissima.

Restano tuttavia da chiarire molti dettagli della vicenda; ad esempio, l’effettivo ruolo del minorenne amico di Shanon e le ragioni per cui i due maggiorenni si siano ritrovati nell’abitazione; per questo nelle indagini sembra rivestire una parte preponderante il ruolo dei social media: “Come sono stati invitati questi due ragazzi adulti? Per quanto ne so, non sono entrati in questa casa con la forza – ha dichiarato l’avvocato di famiglia, Maître Frédéric Le Bonnois – Sono stati invitati. Da chi? Come? Forse è stato un incontro concordato attraverso i social network […] Forse l’amico di Shanon conosceva questi due individui”. Difficile, invece, che a invitarli sia stata proprio Shanon, perché, come chiarisce il legale, la ragazzina era senza cellulare da qualche settimana al momento in cui si sono svolti i fatti.

Al momento solo uno dei tre sospettati di essere autori dello stupro è stato posto in custodia cautelare, il 19 marzo scorso, con l’accusa di aggressione e violenza sessuale; gli altri due, accusati di “omissione di soccorso” e di “astensione volontaria dalla prevenzione di un reato”, e senza precedenti penali, sono attenzionati dalle forze dall’ordine ma tuttora a piede libero: il maggiorenne è sottoposto a controllo giudiziario, mentre per il minore amico di Shanon è stato deciso un provvedimento educativo giudiziario temporaneo.

Tuttavia, è chiaro che con la morte della tredicenne i capi d’imputazione siano cambiati, passando da violenza sessuale a “stupro che ha portato alla morte della vittima”, e quindi a omicidio, reato punibile con 30 anni di carcere.

Io, la mia famiglia, i miei cari e tutte le persone che conoscono Shanon, siamo in uno stato di shock… Dal 6 marzo viviamo nell’orrore”, ha dichiarato la madre di Shanon, Ludivine (anche in questo caso si ignora il cognome) “Credo nella giustizia e lascio che gli inquirenti facciano il loro lavoro.

Nel frattempo è stata creata anche una raccolta fondi per aiutare la famiglia “a seppellire Shanon con dignità”, che al 31 marzo aveva già raccolto 12 mila euro.

I funerali della ragazzina potrebbero svolgersi il prossimo 9 aprile a Cauffry: “La madre vuole che quante più persone possibile vengano vestite normalmente. Vuole che sia colorato e che arriviamo con una rosa rossa o bianca”, ha spiegato la sindaca Garnier; è stato anche fatto sapere che nei prossimi giorni verrà organizzata una marcia alla scuola Simone Veil, frequentata da Shanon. La prima cittadina di Cauffry ha colto l’occasione per ribadire i pericoli che i social network possono nascondere per i più giovani, invitando loro e le loro famiglie a prestare attenzione e rivolgendo un appello ai genitori, affinché monitorino il più possibile le attività social dei figli.

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