Un modello di pantaloncini inguinali da uomo venduti sul sito web di Shein, il noto colosso cinese del fast fashion, è andato sold out: si tratta di un articolo finito tra le tendenze dell’estate 2023, disponibile in varie colorazioni e venduto al prezzo di 11 euro. Il tratto distintivo dell’indumento è riconducibile alla scarsa lunghezza degli shorts, caratterizzati da un taglio molto succinto che, negli ultimi giorni, ha sollevato un vero e proprio dibattito sul web.

Ma chi mai potrebbe indossare una cosa del genere? Sono disgustosi”, hanno commentato alcuni utenti su Twitter, condividendo una pioggia di giudizi negativi in merito al nuovo prodotto di punta del negozio online: “Il rischio che esca qualcosa mi sembra evidente – si legge sui social – Li mettesse mio marito avrei gli incubi tutta la notte”, ha aggiunto una signora, criticando la scelta di acquistare un capo d’abbigliamento che, convenzionalmente, verrebbe indossato dal sesso opposto, ma le cui vendite ne dimostrano il successo. La moda infatti sta sempre di più uscendo dai canoni binari di genere, permettendo anche agli uomini un più ampio range di vestiario.

Il dibattito sugli shorts inguinali da uomo ha quindi suscitato un grande clamore mediatico, che si affianca a quello ben più serio che recentemente ha colpito il brand di Shein, riguardante le denunce di sfruttamento lanciate contro l’azienda nel corso del 2023. Una commissione del Congresso degli Stati Uniti, infatti, aveva dichiarato che gli operai cinesi erano costretti al lavoro forzato.

Dal canto suo, l’azienda, dopo aver ricevuto le critiche lanciate dal governo americano, ha cercato di arginare il problema invitando una serie di influencer americane a visitare in prima persona le sedi di produzione del colosso fashion: alcune di loro, nel corso delle ultime settimane, hanno condiviso su Instagram dei video girati all’interno delle fabbriche, condividendo con i followers uno spaccato della realtà lavorativa cinese, ma che non hanno ingannato i followers.

A fronte delle critiche, molte di queste influencer hanno infatti dovuto togliere i video e scusarsi, dichiarando di non aver capito sin da subito le situazioni lavorative e l’impatto ambientale che un brand di super fast fashion come Shein contribuisce a creare.

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