Akram al Sorani, 38 anni, ha raccontato in un’intervista con Repubblica dell’orrore a Rafah: lo scrittore di Gaza City vaga per la Striscia di Gaza da metà ottobre insieme alla famiglia, per cercare rifugio dai bombardamenti di Israele.

Lo scrittore ha confidato di essere stato “ottimista per due minuti”, quando venerdì 24 maggio, nel pomeriggio, la Corte internazionale di giustizia, il più alto tribunale delle Nazioni Unite, ha ordinato a Israele di fermare immediatamente le operazioni militari a Rafah, accogliendo la richiesta del governo del Sudafrica, che aveva accusato Israele di genocidio verso il popolo palestinese chiedendo alla Corte di intimare un immediato cessate il fuoco.

Le intimazioni della Corte internazionale di giustizia, però, non hanno fermato Israele: Akram al Sorani ha spiegato a Repubblica che sia a Rafah che nel campo di Jabalia, a Nord, sono stati attaccati. “Dopo il verdetto dell’Aia le esplosioni si sono intensificate… due bambini di 3 e 5 anni sono morti”, ha riportato al Sorani.

Perché il mondo non ferma Israele? Nel 1948 non c’erano televisioni a documentare la prima nakba palestinese, ora invece il nostro dolore è in diretta 24 ore su 24, tutti sanno”, ha sottolineato Akram al Sorani, spiegando che a Rafah i palestinesi hanno paura a uscire dalle proprie tende per paura di essere bersagliati dall’alto, e vivono in disumane condizioni igeniche perché i pochi bagni disponibili hanno file di 80/100 persone, “quindi facciamo ciò che dobbiamo fare nel mare. E ci laviamo con l’acqua salata… Guardo mia moglie, il suo sguardo imbarazzato quando ha il ciclo. E guardo i vecchi con la diarrea che preferiscono farsela addosso piuttosto che uscire dalle tende”.

Akram al Sorani e la sua famiglia vagano per la Striscia da 7 mesi e sono stati evacuati più volte: da Gaza City a Deir al Balah, da Deir al Balah a Khan Yunis. Adesso lo scrittore è a Rafah con la moglie, il figlio Khaled, di 15 anni e la figlia Carmen, di 11 anni, e non ha idea di dove siano i suoi fratelli, mentre sua madre è in un altro posto.

A Rafah ci sono al momento circa 700mila sfollati palestinesi, come Akram al Sorani, scrittore di molti articoli di giornali e 3 libri, e la sua famiglia. Lo scrittore ha spiegato che, se avesse abbastanza soldi, pagherebbe le agenzie che fanno attraversare il confine con l’Egitto per salvare la sua famiglia. “Sono consapevole, però, che non ci salveremo individualmente, ma insieme”, ha aggiunto. “Il mondo ci aiuti, stiamo morendo”.

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