Strage di Erba: i 4 motivi per cui si discuterà l’istanza di revisione del processo

Il 1° marzo verrà discussa l'istanza per valutare la revisione del processo a carico dei coniugi Romano e Bazzi, condannati all'ergastolo per la strage di Erba del 2006 in cui morirono 4 persone, fra cui un bambino di due anni. Secondo i legali, ci sarebbero "nuovi elementi", almeno quattro.

Si riapre una flebile speranza per Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo con una sentenza confermata in Cassazione il 3 maggio 2011 per quella che è passata alle cronache come “la strage di Erba”, in cui furono assassinate quattro persone, fra cui un bambino di due anni.

Il netturbino e la donna delle pulizie, vicini di casa delle vittime, sono da sempre stati ritenuti colpevoli dell’assassinio a sangue freddo, consumatosi l’11 dicembre del 2006, di Raffaella Castagna, del figlioletto Youssef Marzouk, di sua madre Paola Galli e di un’altra vicina di casa, Valeria Cherubini. Nella strage è gravemente rimasto ferito anche il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, ritenuto un testimone chiave perché, ancora convalescente in ospedale, avrebbe riconosciuto proprio in Romano il suo aggressore.

Le certezze che hanno condannato all’appello e tengono in carcere da quasi 18 anni i coniugi Romano e Bazzi, tuttavia, si sono negli anni lentamente sgretolate, anche per via dell’inchiesta di Antonino Monteleone de Le Iene, che ha approfondito i punti più oscuri della vicenda.

Punti oscuri, almeno quattro, che oggi hanno spinto la Corte d’Appello di Brescia a emettere un decreto di citazione a giudizio nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi per la prima udienza del processo di revisione sulla strage di cui sono accusati, fissata per il primo marzo, in accoglimento delle istanze del Procuratore Generale Cuno Tarfusser e del pool di legali guidato dallo storico avvocato di Romano e Bazzi, Fabio Schembri.

Va chiarito, per dovere di precisione, che a marzo non si celebrerà un nuovo processo nei confronti di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ma verrà discussa l’ipotesi di una revisione, sulla base delle istanze proposte e delle eventuali nuove prove portate in fase di dibattimento, in particolare se potranno portare al proscioglimento dei due condannati.

Come detto gli elementi fondanti su cui Trafusser e Schembri si sono focalizzati per presentare la loro istanza sono sostanzialmente quattro:

La testimonianza di Mario Frigerio

Proprio la testimonianza dell’uomo chiave, colui che, ancora convalescente in ospedale, avrebbe riconosciuto in Olindo Romano il suo aggressore, potrebbe essere rimessa in discussione: per Schembri – tesi sostenuta anche da Le Iene – l’uomo, unico sopravvissuto alla strage ma gravemente ferito, potrebbe essere stato vittima di un “falso ricordo”, suggerito, in maniera implicita, dalle domande dell’allora comandante dei Carabinieri che lo interrogò in ospedale, Luciano Gallorini. Secondo la difesa, la prima descrizione fornita da Frigerio sarebbe stata quella di un uomo dalla carnagione olivastra, cosa che corroborerebbe la tesi della strage compiuta da sicari legati al traffico di droga e al racket in cui sarebbe stato coinvolto il marito di Raffaella Castagna, Azouz Marzouk, a scopo di vendetta.

Frigerio è morto nel 2014, e non potrà quindi essere ascoltato anche qualora si aprisse un nuovo procedimento.

La confessione di Olindo Romano e Rosa Bazzi

Pur proclamandosi innocenti, Olindo Romano e Rosa Bazzi confessarono i delitti nella speranza, come confessato al giornalista Antonino Monteleone, di “ricevere uno sconto di pena” quando capirono che ormai i sospetti si erano concentrati principalmente su di loro ed erano state escluse altre piste, salvo poi ritrattarla. Tuttavia, ci sono molte incongruenze sia nelle varie versioni raccontate da ciascuno di loro, sia nelle reciproche testimonianze.

Romano, ad esempio, affermò di aver colpito le vittime a luce accesa, mentre i rilievi mostrarono che fosse spenta, poi di aver staccato l’interruttore generale dell’appartamento di Raffaella Castagna poco prima di compiere la strage, verso le 19:00, mentre i dati forniti anni dopo dall’Enel mostrarono che la luce era stata staccata verso le 17:30, momento in cui, peraltro, nell’appartamento non avrebbe dovuto esserci nessuno.

La traccia di sangue di Valeria Cherubini

Una traccia ematica risultata appartenere a Valeria Cherubini fu ritrovata nella Fiat Panda di Olindo Romano, ma nell’istanza per la richiesta di revisione si sostiene che quella traccia potrebbe invece essere stata portata dagli inquirenti che per primi effettuarono i rilievi nella casa di Erba.

L’inchiesta di Antonino Monteleone ha inoltre confutato l’ipotesi, sostenuta dagli inquirenti, per cui Cherubini sarebbe morta sulle scale, evidenziando come ci fossero pochissime gocce del suo sangue sui gradini e moltissime, invece, sulle tende del suo appartamento al piano superiore, proponendo quindi una nuova ipotesi, secondo cui la vicina di casa, sopraggiunta nel sentire le grida dall’appartamento di Castagna, sarebbe in realtà stata massacrata nella sua abitazione.

Il testimone mai ascoltato

Per la difesa ci sarebbe un uomo, “mai sentito all’epoca dei fatti”, legato a Marzouk e che abitava nella casa della strage, il quale avrebbe raccontato di una faida con un gruppo rivale, nella quale anche lui fu ferito, sostenendo anche che l’appartamento di Raffaella Castagna fosse lo snodo principale in cui avveniva lo spaccio, effettuato nella vicina piazza del mercato, e soprattutto il luogo dove erano depositati i guadagni della vendita di droga.

Un altro testimone citato dalla difesa è “un ex carabiniere che riferisce delle indagini e delle parti mancanti del 50% dei momenti topici delle intercettazioni”. Si parla di giorni interi di intercettazioni mancanti, soprattutto quelle relative alle conversazioni tra Olindo Romano e Rosa bazzi nella loro abitazione.

A condannare in maniera inconfutabile i coniugi nei tre gradi di giudizio, oltre al racconto di Frigerio, anche le confessioni ritenute verosimili e le impronte sul contatore elettrico di casa Castagna, che apparterebbero proprio a Olindo Romano.

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