Perché la scrittrice Susan Meachen ha finto la propria morte per poi dire 'sono viva' due anni dopo?
La scrittrice di romanzi rosa Susan Meachen ha finto la sua morte, un apparente suicidio, per poi annunciare due anni dopo di essere ancora viva.
La scrittrice di romanzi rosa Susan Meachen ha finto la sua morte, un apparente suicidio, per poi annunciare due anni dopo di essere ancora viva.
Nel settembre 2020 Susan Meachen, autrice di romanzi rosa, si è collegata a Facebook, ha finto di essere sua figlia e ha scritto un post in cui si dichiarava morta.
Meachen, fingendo di essere sua figlia, ha postato molte volte, scrivendo che “sua madre” era vittima di bullismo nel mondo dell’editoria e che soffriva al punto di voler morire. La “figlia” di Meachen ha poi incoraggiato le persone a comprare il libro Finale di Meachen.
Mentre per due anni il mondo intero e i suoi fan la credevano morta, due settimane fa Susan Meachen è riapparsa postando di nuovo su Facebook per dichiarare che in realtà non era morta. “Che il divertimento abbia inizio“, ha scritto nel post.
Author Susan Meachen And Her Family Decided To Fake Her Death To Increase Book Sales - Turns Out, She's Alive! https://t.co/4HrQJiWDpu pic.twitter.com/yth8yQKlCM
— Barstool Sports (@barstoolsports) January 5, 2023
Nessuno sa bene il perché la scrittrice abbia finto il suo suicidio, reggendo il gioco per ben due anni, ma la teoria dei più è che lo abbia fatto per pubblicità. Com’è che si dice? “Tutta la pubblicità è buona pubblicità”, giusto?
Eppure i membri della comunità di scrittori di Meachen non hanno preso affatto bene la sua mossa. “Credo che credesse che se fosse morta, i suoi libri avrebbero ricevuto attenzione“, ha detto alla BBC un autore della cerchia di scrittori di Meachen. “Ora, questa è una nuova scommessa: ‘Ehi, se torno, tutti si agiteranno e forse i miei libri diventeranno popolari’, invece di essere solo un buon autore“.
Nei post scritti in veste di sua figlia su Facebook Susan Meachen alludeva a seri problemi di salute mentale e atti di bullismo, cose che non vanno certo prese alla leggera, tuttavia questo non basterebbe a giustificare la sua finta morte, secondo la sua cerchia di autori.
Nonostante alcuni possano arrivare alla conclusione che fingere la propria morte non è etico, come scrive Arwa Mahdawi del Guardian, questa mossa può davvero aiutare Susan Meachen a vendere i propri libri: nonostante ci venga detto che il duro lavoro e il talento pagano, “la sfortunata realtà dei media è che ottenere un sacco di pubbliche relazioni è probabilmente più efficace“, scrive Mahdawi.
Un esempio lampante di personaggio non etico è Anna Sorokin, la “truffatrice di SoHo”: la falsa ereditiera ha trascorso diverso tempo in prigione per le sue truffe, ma ha anche guadagnato 320.000 dollari perché la sua vita venisse trasformata in una serie Netflix, l’acclamata Inventing Anna.
Vegetariana, amante dei libri, dello sport e di qualsiasi cosa sia vecchio di 500 anni o più.
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