"Tár" il film con Cate Blanchett e cosa succede se l'abuso di potere è donna

Quanto costa a una donna rompere i soffitti di cristallo e a quanto deve rinunciare per raggiungere ruoli fino a poco tempo fa appannaggio degli uomini?

Il potere logora chi non ce l’ha” recita una ormai proverbiale battuta di Giulio Andreotti, politico con il maggior numero di incarichi governativi nella storia della repubblica italiana, ma anche chi non lo sa gestire, viene da aggiungere vedendo Tár, il film con Cate Blanchett, che indaga ascesa e rovina della prima direttrice donna della Filarmonica di Berlino.

La protagonista del lungometraggio di Todd Field, infatti, Lydia Tár, dopo aver scalato i ranghi delle Big Five, le 5 orchestre americane più autorevoli (la New York Philharmonic, laBoston Symphony Orchestra, la Chicago Symphony Orchestra, la Philadelphia Orchestra e la Cleveland Orchestra), e aver ottenuto un posto nella ristrettissima lista degli EGOT (chi ha ottenuto tutti e quattro i principali premi americani: Emmy, Grammy, Oscar e Tony), mentre è in procinto di registrare la Sinfonia n.5 di Gustav Mahler, viene travolta da una serie di scandali.

Si legge tra le dichiarazioni rilasciate da Cate Blanchett: «Le donne direttrici d’orchestra ottengono più spesso pezzi da camera, non i pezzi grossi – e francamente questo le logora. La mia protagonista si ritrova a prendere decisioni poco sagge a causa dell’esaurimento provocato da questi processi sistemici. Sei sul podio da donna e una percentuale della tua concentrazione deve superare la convinzione politica che sei lì come donna».

Quanto costa, dunque, rompere i soffitti di cristallo? A quanto del proprio genere si deve abdicare per farlo? La questione si può davvero ridurre e risolvere declinando al femminile o meno un ruolo fino a due giorni appannaggio degli uomini? E per quanto si può continuare a chiamare “maestro” una donna o dirle “bravo“?

Perché se è vero che ciò che viene nominato si vede meglio, è anche vero che limitare il confronto a una querelle linguistica non aiuta a superare gli innumerevoli legacci che impediscono a donne di valore di ottenere i ruoli che spetterebbero loro per meriti e competenze.

L’immaginaria Lydia Tár (ancora nessuna donna ha mai diretto la Filarmonica di Berlino, tra le migliori orchestre sinfoniche al mondo) è dispotica, senza scrupoli e dotata di una volontà ferrea: si veste come – secondo gli stereotipi di genere – dovrebbe vestire un uomo, è legata con la primo violino dell’orchestra che dirige (spiega Field nelle note di regia: «È bene sapere che da quando Herbert Von Karajan è stato allontanato da Berlino, non ci sono più direttori nominati a vita in Germania. In tutte le orchestre tedesche sono in vigore elezioni democratiche, il che significa che i musicisti votano il direttore principale, e che “l’invito” può essere revocato in qualsiasi momento. Il primo violino può essere la mano invisibile per l’ascoltatore, ma per l’orchestra rappresenta chi detiene il vero potere»), utilizza i vantaggi del proprio ruolo per creare e sfasciare carriere, sopraffacendo, anche sessualmente, le sue assistenti e le sue orchestrali.

La sua caduta è tanto più rovinosa quanto gloriosa era stata la sua ascesa, eppure si piega ma non si spezza: fino alla fine la forza di volontà e la disciplina che le hanno permesso di scalare il successo le permetteranno di non sprofondare nell’abisso; di trovare, invece, il modo di sopravvivere e ricostruirsi. Il potere la logora ma non può cancellare la sua mente geniale che non può far a meno di eccellere. Una donna, insomma, per arrivare in cima deve saperlo fare più e meglio di un uomo.

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Sophie Kauer e Cate Blanchett in Tár (Courtesy of Focus Features)

Perché vedere Tár il film con Cate Blanchett

Perfetto e glaciale, il nuovo lavoro di Todd Field è un film che non riesce mai ad emozionare, malgrado l’interpretazione magistrale di Cate Blanchett.

La sua protagonista si muove in appartamenti da sogno, curati fino all’ultimo dettaglio, tra Berlino, New York e il sud-est asiatico, fasciata in tailleur sartoriali eleganti, dando prova di saper parlare tedesco, suonare il pianoforte, dirigere un’orchestra.

Lungo fino allo sfinimento (157 minuti), Tár sembra più interessato a sviluppare la sua tesi che a far partecipare lo spettatore alle gioie e ai dolori della direttrice d’orchestra coinvolta in una serie di scandali sessuali, una sorta di #metoo nel mondo della musica declinato al femminile, a voler dimostrare che l’abuso di potere non è questione di genere e che un mostro alla Weinstein può covare anche in una bionda cinquantenne di successo con la passione per le giovani e graziose assistenti.

Si parteggia per lei solo in occasione della lunga tirata, durante una lezione alla prestigiosa Juilliard School di New York, in cui mette in ridicolo lo studente a cui non interessa dirigere maestri come Bach sulla base della politica dell’identità.

Se il film lascia tiepidi, la colonna sonora è potente e l’intervista iniziale del giornalista del New Yorker, Adam Gopnik, a Lydia Tár in occasione del New Yorker Festival, vale il prezzo del biglietto al cinema.

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Sophie Kauer e Cate Blanchett in Tár (Photo by Florian Hoffmeister / Focus Features)

Scheda del film con Cate Blanchett

Todd Field dirige il suo terzo lavoro da regista (dopo In the Bedroom, del 2001 e Little Children del 2006), Tár, il film con Cate Blanchett nei panni della prima donna direttrice della Filarmonica di Berlino.

Field, che del lungometraggio è anche produttore, ne firma la sceneggiatura, scritta appositamente per l’interprete australiana, che per il ruolo ha già vinto la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia, un Golden Globe, il London Critics’ Circle Film Awards, e una nomination agli Oscar come migliore attrice protagonista.

Accanto a lei, Noémie Merlant è la sua assistente, Francesca Lentini, Nina Hoss è la sua compagna, primo violino della Filarmonica di Berlino, Sharon Goodnow, e la violoncellista Sophie Kauer che ha esordito sul grande schermo recitando la parte di Olga Metkina, la giovane russa di cui Lydia Tár si invaghisce e di cui favorisce l’ingresso nell’orchestra berlinese.

Tra i collaboratori di Field, l’autore della fotografia Florian Hoffmeister, la costumista Bina Daigeler, la montatrice Monika Willi e lo scenografo Marco Bittner Rosser. La colonna sonora è opera della compositrice Hildur Guðnadóttir (Oscar per le musiche di Joker).

Tár, in lizza per 6 Oscar (miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura originale, migliore attrice protagonista, miglior fotografia e miglior montaggio), dopo l’anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2022, è nei cinema italiani con Universal Pictures dal 9 febbraio 2023.

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