"The Good Mothers", la serie tv sulla ‘ndrangheta vista dalle donne che hanno osato sfidarla

Arriva su Disney+ una serie tv in sei episodi che mette al centro alcune madri calabresi che si sono ribellate alle loro famiglie e hanno iniziato a rifiutare quel ruolo di vestali di un ordine patriarcale, prima ancora che criminale, che dopo di loro non appare più così immutabile.

Lea Garofalo è stata uccisa dall’ex compagno il 24 novembre del 2009. Quello che resta del suo corpo, fatto a pezzi e bruciato dopo che è stata strangolata, è stato ritrovato solo tre anni dopo: sarebbe lo schema tragico di un femminicidio se non fosse che Lea Garofalo è anche una vittima della ‘ndrangheta.

Sulla sua storia e su quella della PM che per prima si è resa conto di come la chiave per abbattere la ‘ndrangheta potesse essere liberare le sue donne e permettere loro di parlare e testimoniare, il giornalista Alex Perry ha basato The Good Mothers: The True Story of the Women Who Took on The World’s Most Powerful Mafia, bestseller premiato dalla Foreign Press Association su cui lo sceneggiatore Stephen Butchard ha dato vita a The Good Mothers serie tv Disney+, disponibile dal 5 aprile 2023.

«La ‘ndrangheta è sempre stata vista dal punto di vista maschile con una costante esaltazione della violenza: questa serie ci ha permesso di raccontarla da un punto di vista inedito, utilizzando anche il punto di vista della PM che ha lavorato sulle donne dell’organizzazione, cercando di convincerle ad allontanarsi dai mariti violenti», ha spiegato Julian Jarrold ai giornalisti durante la presentazione della serie.

Il punto di vista inedito di cui parla il regista inglese è quello delle donne che hanno osato sfidare la criminalità organizzata calabrese: «Protagoniste invisibili: donne che non sono state padrone del loro destino. Sono sempre stati gli altri a decidere per loro – gli ha fatto eco Elisa Amoruso, che ha diretto tre dei sei episodi – Donne coraggiose, che hanno rinunciato alla propria identità, alcune di loro sono nascoste in località segrete. Era necessario dar loro una voce».

Secondo un sistema fortemente ancorato a regole patriarcali, ognuna di loro ha sposato un uomo che non ha scelto, è stata costretta a partorire ancora poco più che adolescente, non ha potuto decidere il proprio destino: «Donne che hanno dovuto crescere i figli da sole, con il marito spesso in galera. Donne che hanno dovuto combattere contro le loro stesse famiglie per il diritto di sopravvivere e di costruire un nuovo futuro per sé stesse e per i propri figli», ha aggiunto Amoruso.

Lea Garofalo ha 14 anni quando si innamora di Carlo Cosco, 17 anni quando diventa madre di Denise, la figlia che deve crescere da sola quando decide di fuggire e diventare una testimone di giustizia. Ha fatto di tutto per proteggere la bambina e farla vivere lontana dalla ‘ndrangheta, finché, a 35 anni, non viene uccisa. Oggi Denise Cosco ha superato da poco i 30 anni e vive sotto scorta in una località segreta dopo che con la sua testimonianza ha fatto arrestare suo padre e il suo ex fidanzato. Alla loro storia, prima della serie The Good Mothers, è dedicato il film del 2015 Lea, diretto da Marco Tullio Giordana, con Vanessa Scalera, Linda Caridi.

Giuseppina Pesce apparteneva alla cosca dei Pesce di Rosarno, molto attiva nel traffico di droga; arrestata con l’accusa di appartenenza all’associazione mafiosa, ha deciso di collaborare dopo un doloroso percorso di consapevolezza: la speranza di libertà per i suoi figli ha dato il via alla sue testimonianze. Per lei, d’altronde, il destino sarebbe stato ineluttabile una volta tornata in famiglia, dopo che è stato scoperto il suo adulterio. Per la ‘ndrangheta, il tradimento di una donna si paga con il sangue, come nell’Italia pre-abrogazione del delitto d’onore (nel 1981).

Anche Maria Concetta Cacciola aveva meno di 30 anni quando ha iniziato a collaborare con la giustizia: cresciuta in una delle ‘ndrine calabresi più note, quella dei Bellocco, vedova bianca dopo un matrimonio precocissimo, madre di figli che ha dovuto crescere da sola. Morirà in un bagno, dopo aver ingerito un litro di acido muriatico. Per il suo omicidio sono stati arrestati il padre, il fratello e la madre dopo il “Processo Onta”, che prende il nome proprio dall’onta che la giovane ragazza di Rosarno aveva arrecato alle potenti ‘ndrine calabresi.

«Queste donne diventano un esempio: è questo che fa paura. È qualcosa che si può replicare. La PM ha capito che non solo potevano diventare un cavallo di Troia per entrare in quella società così chiusa, gerarchica e legata a dinamiche familiari, ma che potevano diventare contagiose», ha precisato Barbara Chichiarelli, l’attrice che in The Good Mothers interpreta la pubblico ministero Anna Colace.

Lea, Denise, Giusy, Concetta sono solo alcune delle donne che hanno rifiutato il ruolo di vestali di un ordine patriarcale, prima ancora che criminale, che dopo di loro non appare più così immutabile.

The Good Mothers
Barbara Chichiarelli è Anna Colace in The Good Mothers (Ph. Claudio Iannone)

Perché vedere The Good Mothers serie tv

Scrittura, regia, cast, ambienti: è tutto giusto nella serie targata Disney+, una co-produzione inglese e italiana che ha tutti gli ingredienti per piacere sia alla critica che al pubblico. The Good Mothers conta su un manipolo di attrici intense e calate nella parte, al servizio con la loro recitazione della storia; prima fra tutte, la bravissima Barbara Chichiarelli impegnata a vestire i panni della PM, autoritaria ma compassionevole, capace come è di comprendere il dramma profondo di una donna come Giusy Pesce (Valentina Bellè).

Non da meno, la terra calabrese, raccontata con piglio asciutto da una macchina da presa sensibile alla bellezza del suo mare e della sua montagna, quanto impietosa di fronte ai tanti, troppi, stupri perpetrati dall’uomo a danno della sua natura: è tutto decadente e privo di speranza nelle case di queste famiglie, come senza speranza è la struggente ninna nanna della sigla iniziale che Giorgio Giampà ha inserito nella colonna sonora.

Assente la violenza tipica di molte produzioni dedicate alla criminalità organizzata, nessun pericolo di potersi immedesimare con boss mafiosi o principi della ‘ndrangheta: è solo “una montagna di merda”, come ebbe a dire della mafia Peppino Impastato, uno dei più noti martiri della siciliana Cosa Nostra.

E molto del merito va a Francesco Colella, interprete di Carlo Cosco: «Io ho provato repulsione per questo personaggio – ha raccontato l’attore in conferenza – Sembra che dietro questi uomini ci siano occulte storie criminali, ma sono solo degli omuncoli che vivono nascosti, che non sanno chi sono se non quando ordinano la morte. Non coltivano sentimenti, confondono l’amore con il possesso e le loro relazioni hanno fini utilitaristici. Il mio desiderio era quello di non innescare un processo di identificazione né di seduzione nel pubblico. Sono grato alla produzione perché non indulge nella spettacolarizzazione, ma fa di questa storia un ritratto lucido, che sa da che parte stare».

The Good Mothers
Valentina Bellè è Giuseppina Pesce in The Good Mothers (Ph. Claudio Iannone)

Scheda della serie tv

Basata su una storia vera, The Good Mothers ripercorre le vicende di Denise Cosco, figlia di Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, tre donne che osano contrapporsi alla ‘ndrangheta. Ad aiutarle la PM Anna Colace che, appena arrivata in Calabria, ha un’intuizione: per poter abbattere i clan della ‘ndrangheta, è necessario puntare alle donne.

The Good Mothers è stata presentata in anteprima alla 73esima edizione del Festival di Berlino dove ha vinto il Berlinale Series Award.

La serie originale Disney+ è interpretata da Gaia Girace (la Lila de L’amica geniale) nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè nei panni di Giuseppina Pesce, Barbara Chichiarelli in quelli della P.M. Anna Colace, Francesco Colella in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano nel ruolo di Maria Concetta Cacciola, Andrea Dodero in quello di Carmine Venturino e con Micaela Ramazzotti nel ruolo di Lea Garofalo.

Ideata da Stephen Butchard, The Good Mothers è diretta da Julian Jarrold (The Crown e Becoming Jane)e da Elisa Amoruso (a cui si devono, tra gli altri, i due docu-film Unposted e Bellissime). La scenografia è firmata da Laura Pozzaglio mentre i costumi sono di Cristiana Ricceri.

Elisa Amoruso, sulla serie italiana che arriverà in 75 Paesi, ha detto: «È vero in una storia così ci si possono riconoscere anche le donne iraniane e comunque tutte le donne in lotta con il patriarcato, è insomma davvero una storia universale».

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