In Italia la pausa estiva delle scuole è la più lunga d’Europa. 14 settimane ininterrotte di vacanze sicuramente apprezzate dagli studenti ma molto meno dai loro genitori.

Una pausa così lunga dallo studio porta inevitabilmente con sé molte problematiche tuttora di difficile soluzione: l’ozio mentale prolungato dei ragazzi, il crescente abbandono scolastico e l’aumento delle disuguaglianze, nonché un ulteriore peso sulle spalle delle famiglie (in particolare delle madri, ça va sans dire) costrette a fare i salti mortali tra il lavoro e la casa. Per non parlare del costo non indifferente dei campi estivi.

Per questo motivo, WeWorld – organizzazione che da 50 anni si batte per i diritti delle donne, dei bambini e delle bambine non solo in Italia ma in 27 Paesi nel mondo – in collaborazione con il duo Mammadimerda, ha lanciato una petizione chiamata “RISTUDIAMO IL CALENDARIO” nell’ambito dell’iniziativa “Back to school”. Questa petizione – che si potrà firmare sul sito di WeWorld e su change.org – ha come scopo quello di riformare il calendario scolastico, in modo da mettere al centro i bisogni dei bambini e delle loro famiglie.

Il progetto invita le famiglie a condividere le proprie esperienze di “estati piene e rase” al fine di sensibilizzare il mondo della politica e delle istituzioni su una problematica quantomai pressante: la difficoltà di gestione di (ben) 14 settimane di vacanza scolastica, tra esigenze professionali, personali ed educative dei figli.

“Sapete perché abbiamo questo calendario scolastico, con 3 mesi e più di pausa estiva? Perché seguiamo il ciclo del grano”, ha dichiarato Francesca Fiore, fondatrice di Mammadimerda. “Proprio così, in Italia i nostri figli smettono di andare a scuola i primi di giugno e riprendono verso metà settembre per venire ad aiutarci a raccogliere il grano nei campi”.

E ha aggiunto:

“Sappiamo che intervenire sul calendario scolastico è complesso e che sono tanti i dubbi su questa questione, ma crediamo che per i bambini e le bambine e per le loro famiglie oggi sia fondamentale iniziare a parlarne e farlo seriamente. perché il nostro sistema scolastico non solo è l’unico, insieme a Malta e Lettonia, ad avere una pausa estiva così lunga, ma è anche uno dei più stressanti del mondo. Gli eccessivi carichi di lavoro concentrati nello stesso periodo di tempo, comportano effetti negativi non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere psicofisico: bambini/e e ragazzi/e fanno fatica a trovare tempo per riposare, sono sotto pressione e possono arrivare a percepire la scuola come un peso, soprattutto se partono da condizioni di maggiore difficoltà socioeconomica”.

A rincarare la dose ci ha pensato Dina Taddia, Consigliera Delegata di WeWorld:

“Una pausa estiva così lunga si trasforma di fatto in un enorme moltiplicatore di disuguaglianze: non tutti i bambini e le bambine hanno, infatti, la possibilità di partecipare ad attività ricreative e di socializzazione, al contrario di altr@ che durante la pausa praticano sport, coding, imparano nuove lingue. Lo stesso si può dire delle vacanze, che non solo rappresentano un’occasione di svago, ma anche un’esperienza educativa a tutto tondo, e che nel nostro Paese quasi la metà delle famiglie con più di un figlio non può più permettersi. Durante l’anno scolastico, al contrario, studenti e studentesse possono attingere alle risorse che il “rubinetto” della scuola mette a disposizione, a prescindere dal loro contesto di provenienza. Ma quando la scuola chiude, al pomeriggio o in estate, le cose cambiano. Pensiamo solo al servizio mensa, fondamentale nel garantire un pasto completo e nutriente e nell’offrire occasioni di socialità. In Italia quasi 6 studenti su 10 (58%) delle scuole primarie statali non beneficiano di alcun servizio mensa (al Sud arriviamo a 8 su 10). Rimodulare il calendario scolastico è fondamentale per poter garantire a bambini e bambine le stesse opportunità”.

Le richieste, dunque, sono essenzialmente due:

  • L’estensione dell’apertura delle scuole nei mesi estivi di giugno e luglio, arricchita da programmi extracurriculari e accompagnata dalla rivalutazione dei periodi di pausa nell’arco dell’anno scolastico;
  • L’implementazione del tempo pieno obbligatorio per tutti gli studenti, a partire dalla fascia d’età compresa tra i 3 e i 14 anni. C’è da precisare che oggi meno del 40% degli alunni delle scuole primarie prendono parte alle attività scolastiche a tempo pieno. Questa percentuale varia in modo considerevole tra il Sud (in cui solo il 18% degli studenti resta a scuola a tempo pieno) e il Centro-Nord (in cui resta a scuola a tempo pieno il 48% degli studenti).

Oltre a prendere in considerazione la riforma del calendario scolastico, è fondamentale rivalutare l’intero settore dell’istruzione. Si dovrebbero infatti rivedere con attenzione gli orari di entrata e uscita da scuola, cercando “incastrarli” meglio con gli orari d’ufficio (e venendo così incontro alle esigenze della famiglia).

Inoltre è fondamentale ideare e attuare una riforma dei congedi parentali, sia per quanto riguarda la paternità che la maternità. Le leggi attuali, purtroppo, rendono difficoltosa – se non impossibile – una divisione equa del carico del lavoro domestico (in cui rientra chiaramente la gestione dei figli), con un impatto negativo soprattutto sulle donne. È chiaro quindi che sia indispensabile migliorare la situazione garantendo una maggiore parità di genere in questo ambito, facilitando una distribuzione più equa e giusta delle responsabilità all’interno della famiglia.

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