Negli Stati Uniti si stanno iniziando a sentire gli effetti dell’abolizione della Roe v. Wade, la sentenza che era entrata di diritto nella storia e che nel 1973 aveva legalizzato il diritto all’aborto. Negli ultimi giorni sono ben 66 le cliniche in 15 Paesi in cui ora non è più possibile praticare l’interruzione di gravidanza. Di queste, 26 strutture hanno chiuso definitivamente, mentre 40 ora offrono servizi differenti alle donne.

Il dato emerge da una ricerca effettuata dal Guttmacher Institute, associazione in difesa dei diritti sull’aborto.

Gli Stati che hanno deciso di seguire quanto previsto dal provvedimento sono al momento Alabama, Arizona, Arkansas, Idaho, Kentucky, Louisiana, Mississippi, Missouri, Oklahoma, South Dakota, Tennessee, Texas, West Virginia e Wisconsin. In Georgia, invece, le donne hanno la possibilità di rivolgersi a un medico per effettuare il rilevamento dell’attività cardiaca del feto, solitamente possibile intorno alle sei settimane di gravidanza.

Il rischio concreto è che ora a farne le spese possano essere soprattutto le persone che già versano in gravi difficoltà economiche, che ora potrebbero avere grosse difficoltà ad abortire. “Anche prima che Roe venisse ribaltata, abortire era difficile o addirittura impossibile per molte persone, specialmente per coloro che stavano già affrontando barriere all’accesso all’assistenza sanitaria, come le persone a basso reddito, quelle di colore, gli immigrati, i giovani, le persone con disabilità e le popolazioni rurali – sono le parole di Rachel Jones, ricercatrice presso il Guttmacher Institute -. È probabile che queste disuguaglianze, però, peggiorino con lo stop a questa operazione in molti stati, in particolare in quelli del Sud”.

Ci sono però due Corti in Arizona e Ohio che hanno deciso di esprimersi in maniera contraria. Nel primo caso, a settembre 2022 è stata introdotta nuovamente una legge anti-aborto entrata in vigore 150 anni fa, ben prima della nascita dello Stato. La Corte però ha ora bloccato la legge che vietava quasi completamente l’aborto e consente ogni tipo di pratica. Nel secondo caso, invece, è stato dato uno stop a una norma che vieta l’aborto dopo le prime sei settimane di gravidanza.

 

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