A Parigi un levriero di quattro anni ha manifestato le tipiche lesioni cutanee e mucose del vaiolo delle scimmie a 12 giorni di distanza dai suoi due padroni con cui era solito condividere il letto. Si tratta di un primo caso sospetto: finora non è chiaro se animali domestici, come cani e gatti, possano essere vettori del virus.

Nei Paesi in cui la malattia è endemica è stato riscontrato che solo gli animali selvatici, come roditori e primati, possono essere portatori del virus ma, dal confronto tra tamponi del caso in Francia, sembra che si tratti dello stesso genoma virale. La dinamica del contagio è però ancora tutta da chiarire e, nell’attesa delle indagini, i ricercatori dell’Università Sorbona, nello studio pubblicato sulla rivista The Lancet, hanno consigliato di allontanare temporaneamente gli animali domestici dalle persone infette.

Negli Stati Uniti si è riscontrata la trasmissione del virus nei cani della prateria, mentre in Europa è stata registrata in alcuni primati in cattività che erano entrati in contatto con animali infetti importati.

Il contagio tra animali domestici non è ancora stato segnalato, ma il caso di Parigi potrebbe cambiare le cose. I due padroni si sono presentati all’ospedale de la Pitié-Salpetrière il 10 giugno 2022, manifestando i sintomi tipici del vaiolo delle scimmie. Dopo 12 giorni, anche il cane che per abitudine dormiva con loro ha riportato lesioni. Una volta esclusa la possibilità che fosse entrato in contatto con altri animali o persone infette, è stato sottoposto a tampone. Dai risultati dei test i ricercatori hanno ipotizzato “una vera malattia del cane, non una semplice presenza del virus dovuta al contatto stretto con gli umani o alla trasmissione per via aerea“. Gli stessi hanno concluso:

I nostri risultati dovrebbero stimolare il dibattito sulla necessità di isolare gli animali domestici dagli individui positivi al virus del vaiolo delle scimmie.

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