Sostanze chimiche tossiche sono state trovate in centinaia di prodotti di consumo e di abbigliamento negli Stati Uniti e una situazione simile potrebbe verosimilmente essere riscontrata anche in Italia.

All’interno dei normali – e, apparentemente, innocui – capi d’abbigliamento possono trovarsi migliaia di sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche (PFAS), introdotte negli anni ’40 per prevenire le macchie su particolari abiti.

I PFAS sono stati trovati in un’ampia varietà di indumenti, come giacche impermeabili, pantaloni da trekking  e da yoga, camicie, e alcuni reggiseni sportivi. Un rapporto del 2022 di Toxic-Free Future, un’organizzazione di ricerca e difesa della salute ambientale, ha rilevato che quasi tre quarti dei prodotti etichettati come resistenti all’acqua o alle macchie sono risultati positivi al test per gli PFAS.

Queste sostanze sono presenti anche nelle pentole antiaderenti, negli indumenti idrorepellenti e nella schiuma antincendio. Conosciute anche come “Forever Chemicals“, queste sostanze non si degradano nell’ambiente e possono accumularsi nel nostro corpo con il passare del tempo. La loro persistenza nei prodotti ha contaminato anche l’acqua potabile a livello nazionale.

L’acqua potabile è considerata la principale fonte di esposizione a queste Forever Chemicals. Si è dimostrato che alcuni tipi di PFAS, chiamati polimeri fluorurati a catena laterale, emettono sostanze chimiche volatili nell’aria e, una volta lavati, nell’acqua.

Lo scorso marzo, l’Environmental Protection Agency ha proposto il primo standard nazionale per i livelli di PFAS nell’acqua potabile. Queste sostanze chimiche possono inquinare il suolo, i pesci, il bestiame e i prodotti alimentari. I ricercatori dicono che sono presenti nel sangue di quasi tutti gli americani.

Molti consumatori si sono chiaramente preoccupati per tutto questo e si sono rivolti ai tribunali. Negli ultimi anni c’è stata una vera pioggia di azioni legali contro i marchi che pubblicizzano falsamente i loro prodotti come sostenibili dal punto di vista ambientale quando invece contengono livelli tossici di sostanze chimiche PFAS. A gennaio, Thinx, che produce biancheria intima mestruale riutilizzabile, ha accettato di pagare qualcosa come 5 milioni di dollari per sistemare un suo prodotto.

“I PFAS negli indumenti e nei tessuti possono portare a esposizioni dannose”, ha affermato Avinash Kar, avvocato senior presso il National Resources Defense Council, un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro per la difesa dell’ambiente. Una ricerca delle National Academies of Sciences, Engineering, and Medicine ha collegato l’esposizione agli PFAS a cancro, disfunzione tiroidea, piccoli cambiamenti nel peso alla nascita e alti livelli di colesterolo.

Uno studio pubblicato lo scorso anno dall’American Chemical Society ha rilevato alte concentrazioni di PFAS nei prodotti tessili venduti negli Stati Uniti e in Canada, in particolare nelle uniformi per bambini commercializzate come resistenti alle macchie.

“Questo ci preoccupava perché queste uniformi sono indossate fino a otto o 10 ore al giorno, tutti i giorni, dai bambini durante l’anno scolastico”, ha detto Marta Venier, assistente professore all’Università dell’Indiana-Bloomington e coautrice dello studio. “I bambini sono particolarmente suscettibili all’esposizione a sostanze chimiche perché i loro organi sono ancora in fase di sviluppo”.

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