Violentata e uccisa a colpi di forbici: dopo 47 anni arrestato l'omicida di Lindy Sue Little
Dopo 47 anni la scienza ha potuto dare un nome all'uomo che ha violentato e ucciso a colpi di forbice la diciannovenne americana Lindy Sue Little.
Dopo 47 anni la scienza ha potuto dare un nome all'uomo che ha violentato e ucciso a colpi di forbice la diciannovenne americana Lindy Sue Little.
Nel 1975, per via dei mezzi scientifici poco avanzati, la polizia non era riuscita a identificare il colpevole che ha violentato e ucciso con una forbice conficcata nel collo una ragazza di 19 anni in USA. Adesso, con l’aiuto di un reperto biologico confrontato con più di 2000 profili genetici, l’assassino ha finalmente un nome e un volto.
Il Corriere della Sera ha ricostruito il caso, condividendo il nome del colpevole: si tratta di David Sinopoli, un uomo che adesso ha 68 anni, di East Hempfield, a pochi chilometri da Lancaster, Pennsylvania. L’uomo, che ha origini italiane (i nonni erano di Gasperina, in provincia di Catanzaro), è stato arrestato perché ritenuto colpevole dell’omicidio e dello stupro della giovanissima ragazza, all’epoca impiegata in un negozio di fiori.
Il crimine aveva sconvolto gli USA per la sua efferatezza: era il 5 dicembre 1975 e la dicannovenne Lindy Sue Little, dopo aver fatto la spesa, era tornata a casa sua ma, prima ancora di poter posare le borse della spesa, era stata aggredita dall’uomo.
La ragazza aveva lottato con tutte le sue forze, ma non è bastato: prima violentata, Lindy Sue Little è stata poi uccisa con un paio di forbici da cucina che Sinopoli aveva trovato nella stanza, lasciate conficcate nel suo collo. A trovare il cadavere della ragazza è stata la zia di quest’ultima, che era passata da lei un paio d’ore dopo per lasciarle la ricetta di una torta.
Per 47 anni il caso è rimasto irrisolto: le prove raccolte nel 1975 dagli inquirenti erano, in particolare, un reperto biolgico trovato su un indumento intimo della ragazza, che è rimasto però inutilizzato finché la scienza non ha progredito abbastanza per consentire di dare un nome a quella minima traccia di Dna, David Sinopoli.
Il Dna di Sinopoli è stato confrontato dalla Procura di Lancaster, che ha creato un ufficio per i casi irrisolti, con i profili genetici di 2.300 persone residenti in USA che presentavano lo stesso profilo genetico: tutti, infatti, condividevano antenati provenienti da quella zona della Calabria.
Come riferisce il Corriere, la polizia di Lancaster ha seguito il sospettato ed è riuscita a incastrarlo recuperando un bicchiere di carta dove aveva bevuto un caffè. L’esame ha stabilito che “la possibilità che la firma genetica dell’assassino non sia quella di Sinopoli è una su diecimila miliardi“.
Adesso si attende di vedere se Sinopoli si dichiarerà colpevole o innocente.
Vegetariana, amante dei libri, dello sport e di qualsiasi cosa sia vecchio di 500 anni o più.
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