Il Virus Sinciziale (VRS) rappresenta uno dei virus più diffusi durante il periodo più freddo dell’anno e colpisce principalmente i bambini sotto i due anni di età. Nei piccoli in genere causa bronchioliti, ovvero l’infiammazione dei bronchi più periferici del polmone, che può generare la cosiddetta “fame d’aria“. I rischi possono essere maggiori al di sotto dei sei mesi, quando ci possono essere vere e proprie apnee, che non possono che mettere in allarme i genitori.

Nel caso di una neonata di soli tre mesi di Torno, la paura è stata fortissima per le condizioni in cui è arrivata all’ospedale Regina Margherita. I medici non hanno perso tempo e hanno subito messo in atto tutte le strategie necessarie per permetterle di tornare a respirare, ma senza effetto.

Si è così deciso di trasferire la bimba a Novara, dove si pensava potesse ricevere cure più specifiche. A quel punto, vista la gravità della situazione si è arrivati ad allertare l’Ecmo Team della struttura piemontese, che può rivelarsi davvero provvidenziale. Questo comprende parte del dipartimento di pediatria diretto da Franca Fagioli ed è composto da cardiochirurghi della Cardiochirurgia pediatrica di Carlo Pace Napoleone, dai cardioanestesisti della anestesia e rianimazione pediatrica diretta da Simona Quaglia, dai tecnici perfusionisti e infermieri.

Una volta arrivati sul posto, è stato impiantato alla neonata l’ecmo, una pompa che è in grado di aspirare il sangue venoso attraverso una cannula a doppio lume prima che questo entri nei polmoni malfunzionanti. Successivamente viene ossigenato e rimandato nel circuito ematico, arrivando così a svolgere il compito che solitamente viene fatto dai polmoni.

La scelta si è rivelata più che azzeccata, al punto tale che la piccola ha ripreso a respirare regolarmente e senza difficoltà nell’arco di pochi minuti. Questo ha così permesso che la bimba potesse fare ritorno al Regina Margherita, dove è rimasta in terapia intensiva per essere monitorata, come previsto nei casi più gravi di virus sinciziale. Nell’arco di nove giorni si è così potuto rimuovere il macchinario e tirare un sospiro di sollievo.

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