Un pullman diretto verso Genova che stava trasportando una cinquantina di persone nel pomeriggio di ieri ha preso fuoco mentre viaggiava sull’A12, all’interno della galleria Monte Giugo, nel tratto tra Recco e Nervi. Le cause dell’incendio, secondo le ricostruzioni della polizia stradale, dipendono da un surriscaldamento del mezzo.

I passeggeri, come riportato da TgCom 24, stavano rientrando da una gita alle Cinque Terre: fortunatamente, sono riusciti a fuggire dal pullman in fiamme bloccato nel tunnel e sono stati prontamente soccorsi dai vigili del fuoco, dalla polizia stradale e i tecnici Aspi. In totale, sono rimasti feriti 37 turisti, trasportati in codice giallo in ospedale. A causa del fumo provocato dall’incendio, inoltre, 25 persone sono rimaste intossicate. L’autista, ricoverato all’ospedale San Martino di Genova e costretto a sottoporsi alla camera iperbarica, è il più grave.

Correre 400 metri dentro quella galleria invasa dal fumo temendo che la mia amica Romina non ce l’avesse fatta, è stata l’esperienza più brutta della mia vita”, queste le parole pronunciate da Pamela Pingardo, che si trovava sul bus dell’agenzia I tuoi viaggi di Lomazzo, sopravvissuta all’incendio divampato nella galleria Monte Giugo e prontamente soccorsa dal personale medico del Villa Scassi di Genova.

È stata una liberazione, ma io quel fumo e quella corsa verso la luce non la dimenticherò più”, ha spiegato la passeggera al Secolo XIX, descrivendo l’itinerario e l’organizzazione del viaggio che, lei stessa, aveva già affrontato nel corso degli anni passati:

Siamo partite all’alba da Saronno, è un viaggio che faccio ogni anno perché quello spicchio di Liguria è un angolo di paradiso. Il pullman era praticamente nuovo, avevamo tutte le comodità a bordo.

Nel resto della testimonianza, Pingardo ha ritagliato uno spazio per ringraziare l’autista che è riuscito a mettere in salvo molti dei passeggeri in pericolo: “L’ho visto tornare a bordo nonostante le fiamme fossero ormai altissime”.

C’era una signora che non riusciva a camminare e il marito cercava di tirarla fuori. Li ha aiutati, così come ha aiutato quelli che sono caduti nella calca davanti alle porte che non si aprivano.

Anche Sara Binda, un’altra turista che viaggiava a bordo del pullman, ha voluto parlare dell’incendio, ricostruendo le dinamiche dell’accaduto: “Quelli che erano seduti in fondo hanno urlato che c’era il fuoco, ma io non ci credevo”.

Mi sono voltata, ho visto il fumo e le fiamme. Quelle porte che non si aprivano sembravano la nostra fine, istanti interminabili finché non si sono spalancate. Sono caduta e mi hanno calpestata. Ho iniziato a correre nella direzione che mi ha indicato qualcuno, non potevo respirare e avevo voglia di piangere.

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