"I talebani mi uccideranno", il grido di Zarifa Ghafari, giovane sindaca afghana

Da anni porta avanti le sue battaglie per i diritti delle donne, anche grazie a un programma radiofonico e tramite un'organizzazione non governativa. Suo padre è stato ucciso nel 2020 in un attentato.

Sono seduta qui, in attesa che mi uccidano”. Si aspetta di essere punita dai talebani con la morte per il suo impegno in politica Zarifa Ghafari 27 anni. La donna è salita alla ribalta nel 2018 quando è diventata il sindaco più giovane in Afghanistan – nonché una delle prime cittadine a ricoprire la carica – nella provincia di Maidan Wardak.

All’indomani della capitolazione di Kabul è stata lei stessa a raccontare in un’intervista a Inews la sua situazione: “Non c’è nessuno che aiuti me o la mia famiglia. Sto solo seduta qui con mio marito e aspetto, so che i talebani verranno per le persone come me e mi uccideranno. Non posso lasciare la mia famiglia. E comunque, dove andrei?”.

Zarifa porta avanti da anni le sue battaglie per i diritti delle donne, anche grazie a un programma radiofonico e tramite un’organizzazione non governativa incentrata sull’emancipazione economica femminile. Con il pericolo di un ritorno dei talebani al potere, le era stato assegnato anche un lavoro al ministero della Difesa a Kabul, con il compito di occuparsi dei soldati e dei civili feriti in attacchi terroristici.

Suo padre, il generale Abdul Wasi Ghafari, è stato ucciso dai talebani il 15 novembre del 2020, poco dopo essere sopravvissuto al terzo attentato alla sua vita. “Non so su chi fare affidamento. Ma non mi fermerò ora, anche se verranno di nuovo a cercarmi. Non ho più paura di morire”.  Ha ribadito Zarifa. Del resto, non è la prima situazione di rischio che la giovane donna si trova ad affrontare. Come riporta Tgcom 24, sono numerosi gli attentati da parte degli insorti islamisti ai quali Ghafari è già scampata da quando ha iniziato a combattere in prima linea per i diritti delle donne.

Intanto, il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, in una conferenza stampa il 17 agosto, ha affermato che “la vita, la proprietà e la dignità di nessuno” saranno danneggiate e “le donne potranno continuare a studiare” e non dovranno per forza indossare il burqa. Tuttavia, ci sono già prove di uccisioni per vendetta nelle aree del Paese sequestrate dal gruppo, che ora sta cercando di rafforzare la sua presa su Kabul.

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