Aborto, in Molise rimane un solo medico non obiettore. Che fine fanno i diritti?
A novembre 2021 la Regione ha bandito un concorso pubblico, a cui non si è presentato nessuno. E dal primo gennaio 2022 la dottoressa Giovanna Gerardi rimane da sola.
A novembre 2021 la Regione ha bandito un concorso pubblico, a cui non si è presentato nessuno. E dal primo gennaio 2022 la dottoressa Giovanna Gerardi rimane da sola.
Anche nei Paesi in cui è consentita per legge, ottenere l’interruzione volontaria di gravidanza sembra diventare un obiettivo sempre più difficile. E, purtroppo, l’Italia ne è la dimostrazione. Stiamo parlando in particolare del Molise, regione in cui a partire dall’inizio del 2022 rimane soltanto un medico che non sia obiettore di coscienza. Il dottor Michele Mariano è stato, fino a questo momento, l’unico medico abortista della regione, e ha già rinviato due volte il suo pensionamento a causa della difficoltà a trovare un sostituto. Sostituto che ha trovato soltanto in Giovanna Gerardi, dottoressa che finora lo ha soltanto affiancato per 18 ore alla settimana.
Il problema di trovare un medico che prendesse il posto di Mariano si è posto fin dalla primavera del 2021, quando l’Azienda Sanitaria Regionale del Molise ha bandito un concorso pubblico per assumere, a tempo indeterminato, un nuovo dottore che non fosse obiettore di coscienza. Ci sono voluti sei mesi per portarlo a termine, ma nel mese di novembre si è verificato un fatto che ha lasciato tutti interdetti: per la prova scritta non si è presentato nessuno.
Per questo, a partire dal primo gennaio 2022, la dottoressa Gerardi rimarrà da sola. Una donna che continua a lottare per il diritto all’aborto delle altre donne. Un diritto sancito con la legge 194 nel 1978, che recita così: “gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza“. Un diritto che, però, il Molise sembra voler negare. Così come l’Italia intera, se si considerano i numeri sempre crescenti di ginecologi, infermieri, OSS e anestesisti che si proclamano obiettori di coscienza.
Nel nostro Paese, infatti, sono ben 22 gli ospedali in cui almeno una di queste categorie è composta al 100% da personale contrario all’aborto, mentre 72 sono le strutture in cui la percentuale di obiettori, tra il personale, si aggira tra l’80 e il 100%. Si tratta di una questione estremamente delicata, ma allo stesso tempo decisamente grave: un Paese in cui il diritto all’aborto è garantito da una legge non può trovarsi in una condizione del genere.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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