Le ex suore e consorelle della Comunità Loyola Gloria Branciani e Mirjam Kovac hanno denunciato le violenze subite tra gli anni ’80 e ’90 dal sacerdote gesuita Marko Rupnik, le cui vittime all’interno della comunità sarebbero state, secondo le due, almeno una ventina di persone, su un totale di 40 membri.

Il racconto, presentato durante una conferenza stampa organizzata a Roma nella giornata di ieri, 21 febbraio, arriva a 30 anni di distanza dalle violenze subite perché solo adesso sono riuscite a superare “il dolore, la vergogna, il ribrezzo” per quanto subito, hanno dichiarato Gloria Branciani e Mirjam Kovac.

L’ex Comunità religiosa Loyola, interamente femminile, era stata fondata in Slovenia proprio da Rupnik, considerato il padre spirituale della comunità, sciolta in tempi recenti dal Vaticano.

Mirjam Kovac ha spiegato che lei e le sue consorelle erano molto giovani e piene di “ideali”,  e proprio questi ideali, “insieme alla nostra formazione all’obbedienza e alla fiducia nelle persone che ci hanno guidato, sono stati sfruttati per abusi di vario genere, di coscienza, potere, spirituali, psichici fisici e spesso sessuali”. 

Gloria Branciani ha descritto gli approcci usati da Rupnik per plagiarla e costringerla ad abusi: “Mi ha costretto a rapporti sessuali, anche a tre. Diceva che il nostro rapporto doveva essere a immagine della Trinità”, ha raccontato la donna, aggiungendo che per convincerla a dei veri rapporti pornografici cominciò a portarla “in due sale cinematografiche di Roma, sulla Salaria e sulla Normentana”.

Nel 1993 Gloria Branciani è fuggita dalla comunità e da quel momento Mirjam Kovac, che era segretaria della Prima Sorella Supreiore della comunità, ha capito “che Marko Rupnik ha usato la sua posizione per abusare di almeno 20 persone”, ha detto Kovac.

Mirjam Kovac ha ricordato che Branciani è stata allontanata e ridotta al silenzio, ma adesso lei, insieme a Mirjam Kovac, si appellano anche a papa Francesco affinché faccia luce sulla vicenda. “Finora ci siamo trovate davanti a un muro di gomma. Che il muro si sgretoli, il Papa non riduca noi e tutte le altre vittime al silenzio”, hanno dichiarato le due ex suore.

Lo scorso ottobre papa Francesco si è rivolto al Dicastero per la dottrina della fede chiedendo la riapertura del caso Rupnik perché il fascicolo sul sacerdote gesuita, infatti, era stato archiviato.

Gloria Branciani, che ha confidato di aver perdonato sia se stessa sia Rupnik “molti anni fa” per poter andare avanti con la sua vita, ha sottolineato che ora attende “un riconoscimento pubblico da parte delle autorità ecclesiastiche di tutto il male che io e le altre abbiamo subito. La gestione fin dall’inizio non è stata trasparente”.

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