Alessia Pifferi al processo per l'omicidio della figlia Diana: "Non sgridatemi"
Alessia Pifferi al processo per l’omicidio della figlia Diana, lasciata morire di stenti a 18 mesi: “Non sgridatemi, pensavo che il biberon le bastasse”.
Alessia Pifferi al processo per l’omicidio della figlia Diana, lasciata morire di stenti a 18 mesi: “Non sgridatemi, pensavo che il biberon le bastasse”.
Alessia Pifferi, 37 anni, è accusata di omicidio volontario pluriaggravato per aver lasciato morire di stenti la sua bambina, Diana, di 18 mesi. La donna, infatti, ha abbandonato per giorni sola nell’appartamento di via Parea, a Milano, la piccola.
Durante il processo davanti ai giudici della Corte d’Assise di Milano Pifferi ha raccontato ciò che è accaduto a luglio del 2022, quando ha trovato la figlia morta di stenti. La donna era tornata a casa dopo una settimana trascorsa dal compagno, in provincia di Bergamo, e ha trovato la figlia priva di vita.
#AlessiaPifferi parla in aula: “Non mi sgridate per favore, pensavo che il biberon che avevo lasciato a Diana bastasse”#Pomeriggio5 pic.twitter.com/kLUmhgS6Ga
— Pomeriggio 5 (@pomeriggio5) September 19, 2023
“Ho visto Diana che era distesa sul lettino da campeggio in cui l’avevo lasciata, aveva il pannolino accanto alla testa e non si muoveva”, ha raccontato Alessia Pifferi, come riportato da Ansa, spiegando che aveva provato a mettere la figlia sotto il getto dell’acqua del rubinetto per farla riprendere, per poi chiamare la sua vicina di casa in cerca di aiuto e successivamente il 118.
La donna ha spiegato che dopo l’intervento dei soccorsi è stata portata in questura: “Mi hanno fatto pressione, interrogata a lungo e hanno cercato di farmi dire che avevo ucciso Diana. Ma io non l’ho uccisa… Non mi sgridate per favore, pensavo che il latte nel biberon bastasse”.
Pifferi ha anche rivelato di aver lasciato sola la figlia altre volte, prima, spiegando che andava via e “di solito l’indomani tornavo subito a casa. Le lasciavo due biberon di latte, due bottigliette di acqua e una di ‘teuccio’… Quando rientravo di solito era tranquilla che giocava”.
Ascoltato come testimone, l’ex compagno della donna, un elettricista residente a Leffe, Angelo D’Ambrosio, ha spiegato che Alessia Pifferi andava spesso da lui senza la bambina. “Diceva che voleva respirare… Quando è venuta a casa mia il 14 luglio Alessia mi ha detto che Diana era al mare con la sorella”, ha dichiarato, aggiungendo che sono stati insieme fino al 20 luglio, e che Pifferi sembrava serena e tranquilla.
D’Ambrosio ha aggiunto che lui stesso era affezionato alla bambina e che poteva portarla da lui quando voleva, ma Alessia Pifferi diceva che “preferiva venire da me senza la figlia perché così poteva respirare, visto che stava con lei tutto il giorno e aveva bisogno di staccare”.
Alessia Pifferi, arrivata al processo verso le 10 del mattino nella giornata di ieri, ha dichiarato che è stata una mamma “esemplare”, dato che curava Diana, la portava dal medico e le faceva da mangiare. “Insomma, l’ho cresciuta sempre come fanno tutte le mamme”, ha detto.
Spinta dal pubblico ministero Francesco De Tommasi la donna ha poi raccontato del fatto che non sapeva di essere incinta di Diana. Pifferi ha raccontato di aver partorito spontaneamente nel bagno della casa del suo ex compagno, conosciuto su Meet nel 2020, pensando che i dolori di pancia fossero dovuti a una infiammazione del nervo sciatico. “Neanche il mio compagno si era accorto che ero incinta”, ha aggiunto.
“Mi manca mia figlia, mi sento spenta, mi sento buia. Ero orgogliosa di mia figlia, non è mai stata un peso per me”, ha dichiarato in aula Pifferi.
Alessia Pifferi è attualmente detenuta nel carcere di San Vittore, a Milano.
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