Il nome di Amanda Knox è diventato celebre, suo malgrado, in Italia per il coinvolgimento nell’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia il 1° novembre del 2007; Knox, coinquilina della studentessa inglese assassinata, fu inizialmente condannata per omicidio assieme all’allora fidanzato italiano Raffaele Sollecito e, in seguito, assolta in via definitiva.

Da quel momento Knox è tornata negli USA, dove è diventata giornalista, si è sposata ed è diventata madre; ma il suo nome riecheggia spesso nel nostro Paese, soprattutto oggi, dopo che nella giornata del 23 gennaio la Corte di Cassazione, ultimo grado di giudizio nel sistema giuridico italiano, l’ha condannata in via definitiva a tre anni di carcere per calunnie verso Patrick Lumumba.

Amanda Knox aveva infatti accusato Lumumba, proprietario del locale dove lei all’epoca lavorava, di essere il responsabile dell’omicidio di Kercher, e per questa ragione l’uomo ha passato 14 giorni in carcerazione preventiva, salvo poi risultare totalmente estraneo ai fatti.

Dopo 18 anni, si è quindi chiusa una vicenda parallela a quella del delitto della studentessa britannica, per cui l’unico colpevole, secondo la giustizia italiana, resta Rudy Guede, con una sentenza di terzo grado che, tuttavia, non costerà a Knox la prigione.

La donna, infatti, è già stata in carcere tra il 2007 e il 2011, quando era appunto accusata dell’omicidio della coinquilina, e ha quindi già scontato la sua pena. Peraltro, Amanda Knox era già stata condannata in via definitiva per calunnia, ma la Corte di Cassazione aveva disposto un nuovo processo in seguito alla condanna della Corte Europea dei diritti dell’uomo all’Italia, per irregolarità nell’interrogatorio durante il quale era stato accusato Lumumba.

Nel dettaglio, non venne comunicato a Knox che era indagata e non le venne proposto di chiamare un avvocato; l’interprete non era una professionista esterna, come richiesto dal protocollo, ma una funzionaria della questura. In aggiunta, Amanda Knox sostenne di essere stata schiaffeggiata affinché fornisse alla polizia un nome.

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