Anna Safroncik sull'Ucraina: "L'unica via è la pace"

L'attrice ucraina, scelta come testimonial per il 15° Festival Internazionale della Cinematografia Sociale, torna a parlare del suo Paese: "Questa guerra è assurda. Io mi sento ucraina, esattamente come mi sento russa o italiana."

Anna Safroncik torna a parlare ai media dell’Ucraina. Dopo aver lanciato un appello al Papa in una puntata de Le Iene, l’attrice ucraina naturalizzata italiana ha fatto una nuova riflessione sulla guerra che il suo Paese d’origine sta vivendo e sul concetto di cittadinanza, facendo capire tutto il dolore che gli ucraini si trovano ad affrontare ogni giorno.

Nata a Kiev nel 1981, a 12 anni Anna Safroncik si è trasferita in Italia con la madre, mentre il padre, insegnante di musica, era rimasto in Ucraina. Dopo l’invasione da parte della Russia, la prima preoccupazione di Safroncik è stata la sicurezza del padre, ma fortunatamente l’uomo è riuscito a ricongiungersi con la famiglia in Italia. Questo, però, non ha fatto passare la sofferenza di chi, come Anna, ha conoscenti ancora sul suolo ucraino: “Siamo molto preoccupati per i nostri parenti e amici; viviamo con molta angoscia sperando ogni giorno che questa guerra finisca“.

Anna Safroncik è tornata a parlare della situazione in Ucraina in occasione della presentazione del Festival Internazionale della Cinematografia Sociale “Tulipani di Seta Nera”; l’attrice, infatti, è stata scelta come madrina della quindicesima edizione del Festival insieme a Neri Marcorè, in programma dal 5 all’8 maggio a Roma. A proposito dell’evento, Safroncik ha confessato come si è sentita ad accettare l’incarico:

“È un festival che racconta storie d’amore legate al sociale e per me è fondamentale che la cultura, soprattutto in questo periodo di guerra e devastazione, faccia da collante fra tutti noi. Temi come la solidarietà e la fratellanza devono emergere al di sopra di tutto. La cultura salverà il mondo.”

Parlando poi dell’Ucraina, l’attrice ha cercato nuovamente di lanciare un appello di pace:

“Svegliarsi ogni mattina e domandarti se la sua via è ancora in piedi, non è ancora una passeggiata. Mio padre, quando mi viene a salutare, come prima cosa mi dice: ‘La nostra via è ancora in piedi, la casa ancora c’è’. Questa guerra è assurda. Io mi sento ucraina, esattamente come mi sento russa o italiana. Parlare di confini nel 2022 è un’assurdità. La fede e la speranza resta. Non possiamo arrenderci, ma non in senso militare. L’unica via è la pace, combattendo non si arriva da nessuna parte.”

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