Su Bruna, la donna trans pestata e sanguinante, nessuna "lesione visibile": agenti indagati per falso

Si aggiungo quattro agenti fra gli indagati per il pestaggio di Bruna, la donna trans presa a calci e manganellate a Milano nel maggio 2023: avrebbero riportato il falso nei verbali. Secondo loro, la donna non aveva “altre lesioni visibili” oltre a un sanguinamento.

Salgono a sette gli agenti indagati per il pestaggio di Bruna, la donna transgender di 42 anni che il 24 maggio 2023 in via Giacosa a Milano era rimasta vittima di un’aggressione da parte delle forze dell’ordine, ripresa in video e poi diffusa.

Ai tre vigili incriminati per aver preso a calci e manganellate la donna si sommano ora quattro nuovi indagati, accusati di aver dichiarato il falso nella relazione poi portata all’ufficio fermi e arresti di via Custodi.

I quattro avrebbero infatti scritto sul report che, anche se Bruna presentava “un palese sanguinamento al volto” e una ferita al labbro, non aveva “altre lesioni visibili”. Inoltre, sarebbe stato riportato a verbale che il motivo del suo trattenimento era che la donna stesse mostrando nudità alla presenza di minori e che, una volta salita sulla vettura delle forze dell’ordine, avesse iniziato a dare testate al finestrino. Indagini successive approfondite avrebbero invece smentito queste dichiarazioni.

Tre degli agenti sono inoltre accusati di aver lasciato “ammanettata con le braccia dietro la schiena per circa un’ora” la donna, nonostante “fosse collaborativa e versasse palesemente in condizioni fisiche critiche”. Oltre a questo, i vigili avrebbero impedito a Bruna di “stendersi sul letto della cella, di pulirsi il volto dal sangue e alleviare il proprio malessere agli occhi”, come si legge nel fascicolo della pm Giancarla Serafini.

I capi di accusa sarebbero dunque quelli di falso in atto pubblico e di abuso di autorità contro arrestati o detenuti.

Il video del pestaggio di Bruna, all’epoca diventato virale, aveva generato un tumulto social, aiutando a riaprire il dibattito sugli abusi di potere da parte delle forze dell’ordine, in particolare ai danni delle categorie marginalizzate: ricordiamo infatti che Bruna, oltre ad essere una persona transgender, è anche di origine brasiliana. Da parte sua la donna, intervistata dal Corriere della Sera, aveva dichiarato di stare semplicemente litigando con alcuni presenti al parco che l’avevano insultata: “Non mi sono spogliata e non ho dato fastidio a nessun bambino – aveva detto –. Là non c’erano bambini”. Un caso di police brutality in piena regola quindi, che ha visto due dei perpetratori già sottoposti a un provvedimento disciplinare da parte del Comune di Milano per “comportamenti gravemente scorretti” e “grave violazione delle procedure sull’utilizzo del bastone distanziatore”.

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