A distanza di quasi quattro mesi dall’aggressione a Davide Ferrerio, vittima di un pestaggio per uno scambio di persona l’11 agosto 2022 mentre si trovava in vacanza con la famiglia in Calabria, la Procura di Crotone ha chiuso le indagini, secondo quanto riporta La Gazzetta del Sud.

L’accusa più pesante, quella di tentato omicidio con l’aggravante dei futili motivi, è stata formulata ai danni di Nicolò Passalacqua, il 22enne autore materiale dell’aggressione. Nel registro degli indagati sono finiti anche Anna Perugino e Andrej Gaju. I tre, insieme alla figlia minore della donna, erano in cerca di un modo per “punire” un anonimo corteggiatore della 17enne che l’aveva contattata, con un profilo falso via social, chiedendole un appuntamento.

L’uomo che aveva preso contatto con la giovane è Alessandro Curto, un 30enne della zona e, una volta arrivato sul posto, si è reso subito conto di quello che sarebbe potuto accadere decidendo così di allontanarsi. Prima di farlo, però, ha mandato un messaggio alla minorenne per dire che stava per arrivare e che indossava una camicia bianca. Sfortunatamente, però, anche Davide Ferrerio, che doveva ritrovarsi con un gruppo di amici, aveva una camicia bianca e ha finito così per essere malmenato in malo modo (è ancora in coma irreversibile all’Ospedale Maggiore di Bologna).

A Perugino viene contestata l’organizzazione della spedizione punitiva, mentre Gaju, compagno della donna, deve rispondere per la partecipazione attiva all’agguato.

Il pm Pasquale Festa non ritiene quindi imputabile Curto: non ci sarebbero “elementi ravvisabili tali da desumere la volontà di commettere un reato ai danni di Ferrerio. Non avrebbe avuto ragioni per indirizzare verso di lui l’assalto, avendo inoltre inviato il messaggio relativo alla camicia bianca solo dopo essersi allontanato dal luogo dell’appuntamento”. Curto, secondo il magistrato, non poteva quindi prevedere cosa sarebbe successo pochi minuti dopo: a lui al massimo si potrebbe imputare un difetto di negligenza.

L’avvocato dei familiari di Davide, Gabriele Bordoni, ha però deciso di impugnare la richiesta di archiviazione per Curto: “con quel messaggio scellerato e privo di alcuna necessità ha creato il presupposto determinante perché l’aggressore deviasse la propria la propria violenza su un soggetto rispondente a quelle caratteristiche”. La madre ha più volte ribadito di non volere vendette, ma solo giustizia.

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