Dopo Dolci preziosi e Trudi Chiara Ferragni indagata anche per il caso Oreo
In seguito alle ultime acquisizioni, anche la collaborazione tra l'azienda produttrice di snack e l'imprenditrice è entrata a far parte delle indagini.
In seguito alle ultime acquisizioni, anche la collaborazione tra l'azienda produttrice di snack e l'imprenditrice è entrata a far parte delle indagini.
Nuove accuse per Chiara Ferragni: dopo il caso del Pandoro Balocco, quello delle uova di Pasqua Dolci Preziosi e la bambola Trudi, le indagini si sono ora allargate anche ad Oreo, nota azienda produttrice di snack con la quale l’imprenditrice aveva collaborato a marzo 2020.
Ieri, 21 febbraio 2024, il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, su delega del pm Cristian Barilli e del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco, si è recato nella sede di Mondelez Italia, che fa capo al marchio Oreo, con richiesta di consegna documenti. Nella stessa giornata, inoltre, le forze dell’ordine si sono recate anche nella sede di Cerealitalia di Bari, che detiene il marchio Dolci Preziosi, e quella dell’azienda Trudi di Tarcento (Udine), oltre che nelle sedi di Fenice e Tbs Crew, le due società dell’imprenditrice.
Dopo le ultime acquisizioni, volte a raccogliere gli scambi e le mail che le due parti si sarebbero inviate per concludere gli accordi commerciali, anche il caso dell’azienda produttrice di snack entra quindi a far parte delle indagini, aggiungendosi al caso di Dolci Preziosi e a quello di Trudi, sui quali la procura sta cercando di far luce già da gennaio.
L’accordo tra Mondelez e l’influencer prevedeva la messa in commercio di una versione del famoso biscotto con packaging disegnato da Ferragni stessa, contestualmente alla realizzazione di una ‘capsule collection’ a marchio Oreo by Chiara Ferragni. Sui social, l’imprenditrice aveva affermato che l’intero ricavato delle vendite della collezione sarebbe stato devoluto per affrontare l’emergenza covid di quei mesi.
Un gesto che sarebbe stato, secondo Mondelez, una decisione personale dell’influencer, sulla quale non erano previsti accordi. Dichiarazioni simili a quelle di Trudi, secondo la quale la presunta beneficenza legata alle vendute della bambola, che avrebbero dovuto finanziare l’associazione americana Stomp Out Bullying, era stata decisa dalla sola influencer.
Perennemente con la musica in sottofondo e un libro di Flaubert in borsa, amo le grandi città e i temporali. Da bambina volevo diventare una scrittrice di gialli. Collaboro con Roba Da Donne, DireDonna e GravidanzaOnLine.
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