Il cannibalismo è stato riscontrato sia tra gli esseri umani che tra gli scimpanzé. Già 800.000 anni fa sono stati riscontrati segni di taglio su resti di ominidi provenienti da Atapuerca, in Spagna, e su ossa di Neanderthal più recenti. Questo suggerisce che il cannibalismo fosse diffuso a quei tempi.

Oltre al cannibalismo, è noto che i nostri antenati fossero soliti consumare carne di altre specie simili a noi, comprese le scimmie. Gli ominidi preistorici si cibavano di una vasta gamma di animali provenienti da differenti habitat, dimostrando una capacità di adattamento e di sfruttamento delle risorse disponibili.

Un nuovo studio conferma che, anche in epoche molto antiche – si parla di circa 1,45 milioni di anni fa – gli ominidi macellavano e probabilmente consumavano altri ominidi come cibo. Questa scoperta getta nuova luce sulla dieta e sulle pratiche di sopravvivenza dei nostri antenati.

Gli autori dello studio stavano originariamente cercando di identificare i predatori degli ominidi attraverso l’analisi delle loro ossa, che conservano segni specifici di masticazione legati al consumo di carne.

Su una tibia ritrovata in Kenya, appartenente a una specie misteriosa ma sicuramente collegata a noi (un australopitecino o forse Homo erectus), sono state identificate tracce di morsi da parte di un grande felino. Questi segni visibili sulle ossa sono stati confrontati con un database di 898 possibili cause. La maggior parte dei segni ritrovati, però, sono stati lasciati da strumenti in pietra.

Un’altra serie di ricerche ha dimostrato che circa 1,5 milioni di anni fa gli ominidi presenti utilizzavano frequentemente strumenti di pietra per scarnificare ed estrarre il midollo da diverse specie animali di varie dimensioni e provenienti da habitat diversi.

Le evidenze archeologiche indicano che gli ominidi preistorici utilizzavano gli strumenti di pietra con abilità e intenzionalità, dimostrando una conoscenza avanzata della lavorazione della pietra e la capacità di utilizzare tali strumenti per scopi alimentari. Questo evidenzia il grado di adattabilità e l’intelligenza delle nostre antiche specie ancestrali.

Considerando il modo in cui la tibia in questione è stata trattata (in modo del tutto simile a quello di altre prede) la scarnificazione sembra non aver avuto alcun valore ritualistico. Si è trattato semplicemente di un comportamento finalizzato unicamente all’ottenimento di cibo. I morsi dei felini possono essere stati fatti in seguito alla scarnificazione operata dall’uomo.

Anche se non è possibile conoscere nel dettaglio chi produsse quei segni sulla tibia ritrovata, si tratta a ogni modo di una scoperta sensazionale, che ci indica che il cannibalismo ha effettivamente avuto un ruolo non marginale nel sostentamento e nell’evoluzione della razza umana.

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