Le risposte ai commenti transfobici contro Roberto Bete ed Erica Fernandes
La storia di Roberto Bete ed Erica Fernandes ha generato molti commenti transfobici, qui cerchiamo di dare una risposta.
La storia di Roberto Bete ed Erica Fernandes ha generato molti commenti transfobici, qui cerchiamo di dare una risposta.
Trigger warning: di seguito si parlerà di transfobia, riportando anche alcuni commenti con affermazioni pesanti.
Negli ultimi giorni abbiamo riportato la notizia di una nascita, quella di Noah, figlio di Roberto Bete ed Erica Fernandes. Lui è un modello trans che ha incrementato la sua notorietà grazie a una campagna di Calvin Klein in cui ha posato con il pancione della gravidanza: lei è una donna trans, imprenditrice e tatuatrice, che con Bete ha creato questa nuova famiglia e che grazie a una cura ormonale può allattare il figlio.
Gli articoli hanno generato molto fermento nei commenti, la maggior parte dei quali parecchio transfobici. Quella che segue è una risposta, punto per punto, alle teorie sostenute da questi commenti, non per fare una ramanzina paternalistica alle autrici e autori (non sarebbe utile) ma per offrire la possibilità a coloro che desiderano comprendere di più di mettere in discussione le proprie convinzioni, soprattutto se ci si rende conto che sono convinzioni cariche d’odio e discriminazione.
Premessa: non è sufficiente dichiarare la propria apparente non transfobia per depurarsene. Dire “per me ognuno è libero di fare quello che vuole, MA” o “ho la mente aperta, MA” fa sì che spesso ciò che segue il “ma” contraddica la prima parte della frase.
Premessa numero due: vengono esclusi da questo elenco i commenti che fanno riferimento a leggi e punizione divine, in quanto poco si può controbattere a un credo religioso, che di per sé si basa sulla fede e non su prove verificabili. Mi permetto solo di sottolineare quanto sia alienante leggere tanto odio messo in bocca a un Dio “d’amore”.
ZA: “Tutto questo mi fa vomitare!”; MT: “Fate solo schifo”; GF: “Fa senso”; NDC: “Che squallore”.
Gli insulti non sono opinioni. Gli insulti sono violenze verbali fatte in nome di opinioni che non trovando un modo corretto di esprimersi si convertono in attacchi. Un po’ come i bulli che anziché esprimere le proprie emozioni prendono a pugni chi sta sotto di loro. Perciò non servono molte parole per spiegare perché tali commenti sono sbagliati.
Vero è, però, che l’immagine di un uomo con il pancione può lasciare interdetti e negarlo sarebbe ipocrita. È normale che una “cosa” mai vista prima generi una reazione ed è altrettanto umano provare sentimenti di repulsione e timore per ciò che non si conosce. Se queste reazioni sono quindi quasi fisiologiche, occorre però cercare di andare al di là dell’istinto e domandarsi come mai si prova tale disagio e se esiste una motivazione reale che lo giustifichi. La gravidanza di Roberto Bete costituisce un pericolo per noi? Direi decisamente no.
LDF.: “Se hai scelto di non essere più una donna non vedo perché devi partorire! Sii coerente!”; GB: “La coerenza dove la mettiamo??” ; LP: “Se ti senti uomo e ti operi x diventare uomo NON fai figli!!!!!”; LDP: “Deciditi o sei maschio o sei femmina”
Non c’è nulla come notizie di gravidanze portate avanti da uomini trans che scateni l’urgenza della coerenza da parte di chi commenta. All’improvviso diventa il valore più alto, che se non rispettato giustifica insulti e discriminazioni. Bisognerebbe ricordare però che la coerenza è una qualità spesso importante, ma non ha un valore di per sé. A fare la differenza è sempre il gesto. Un gerarca nazista che stermina ebrei è sicuramente una persona molto coerente con se stessa, ma non mi sentirei di premiarlo per questo.
Inoltre, questa coerenza tanto millantata si basa su una concezione fortemente binaria della società: ci sono uomini e ci sono donne, con i loro rispettivi e ben definiti ruoli, inconciliabili tra loro. Questa visione non solo esclude le persone non binarie, ma esclude anche le persone intersex, che proprio a causa di questa strettissima visione del mondo hanno fatto fatica a ritagliarsi un posto.
MMC: “Ma tutte queste MODIFICHE della natura del proprio corpo, addirittura di concepire e allattare beh…stiamo forse esagerando?”; PDE: “La scienza dovrebbe avere più rispetto per il naturale stato delle cose”; LI: “Non si può sconvolgere l’equilibrio naturale delle cose.”; KA: “Semplicemente contro natura”.
La Natura viene spesso presa in considerazione da coloro che criticano le minoranze appartenenti alla comunità LGBTQIA*. C’è la convinzione che esiste un “equilibrio” prestabilito, spesso anche senziente, che regoli il mondo e che tragga la propria legittimità dal fatto che “è così perché è così”. In realtà, se si guardasse un po’ più a fondo, ci si renderebbe presto conto che tali “leggi naturali” sono assolutamente artificiali. L’uomo con la donna, la famiglia madre-padre-figli, la monogamia… sono tutte convenzioni sociali. Alla Natura frega davvero poco di come ci aggreghiamo e accoppiamo.
Discorso diverso si può fare per l’anatomia: per partorire serve un utero, per allattare serve un capezzolo, vero, ma per camminare servono le gambe, per vedere servono occhi funzionanti, per vivere serve un cuore sano. Eppure non si grida al “contro natura” per le protesi, per gli occhiali e i pacemaker. L’umanità ha da sempre usato la scienza per superare i limiti che la “Natura” le ha imposto. Scegliere che certi limiti sono inviolabili, anche se abbiamo la capacità di superarli, è quindi una decisione del tutto arbitraria, non imputabile al “naturale stato delle cose”.
AC: “Chi tutelerà questo bambino? Mi sembra un atto di egoismo più che di amore volere un figlio a tutti i costi senza pensare alla conseguenze”; GDC: “Le tue scelte devono ricadere solo su di te e su chi sceglie di starti accanto. PUNTO”; DM: “Poveri bambini…..”
Quando una persona afferma che le persone appartenenti alla comunità LGBTQIA* debbano stare lontane dai bambini sta in pratica affermando che tali persone sono dei mostri. I bambini infatti si proteggono da coloro che potrebbero rappresentare un pericolo, dai quali si insegna loro ad avere paura. Non credo esista rappresentazione più evidente dell’omofobia e transfobia. Le sole conseguenze che eventualmente Noah dovrà affrontare a causa dell’identità trans dei suoi genitori è la discriminazione che le altre persone potrebbero fargli. Insomma, è come se si dicesse loro che sono egoisti e irresponsabili a fare dei figli perché noi li maltratteremo. Il ladro che dà del criminale al derubato.
È molto invitante trincerarsi dietro l’apparente difesa dei bambini per nascondere le proprie fobie, perché ci si fa scudo con un’innocenza inattaccabile, ma così facendo si blocca ogni possibile discussione basata su prove concrete. E le prove, se mai ce ne fosse ancora bisogno, è che per crescere emotivamente e psicologicamente sani il genere e numero dei genitori è ininfluente.
Si potrebbe continuare con l’elenco a diventerebbe decisamente lungo. È importante però riuscire a superare la transfobia instillata in ognuno di noi per riuscire a fare riflessioni che siano davvero costruttive e utili per tutelare le persone trans e la loro prole. Se si vuole davvero “pensare ai bambini”, se si vuole davvero “difendere la famiglia”, è doveroso mettersi in discussione e affrontare le proprie fobie.
Un po' scribacchino pretenzioso, un po' pirata che sogna la pensione, vivo in perenne crisi d'astinenza da Netflix e sono proprietario di un divano abusivamente occupato da un cane che si finge timido.
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