Sulla scia della legge approvata definitivamente in Spagna alcuni mesi fa, anche in Italia è stata presentata una proposta di legge sul congedo mestruale. Il disegno di legge è stato presentato dall’Alleanza Verdi-Sinistra, con la prima firma di Elisabetta Piccolotti, di Sinistra italiana: si tratta di istituire due giorni di congedo dal lavoro, o di assenza da scuola, per le donne che hanno un ciclo mestruale particolarmente doloroso.

La proposta di legge sul congedo mestruale è stata lanciata dai deputati di AVS come forma di sostegno per le donne affette da dismenorrea acuta, ovvero i dolori mestruali acuti. Come spiegato dai promotori della legge, i sintomi sono “fitte al basso ventre” che si possono “accompagnare ad altri sintomi come mal di schiena, diarrea, nausea, capogiri e svenimenti”.

L’articolo 1 della proposta di legge riguarda le studentesse e prevede, per le persone che soffrono di dolori mestruali fortim al punto di “non consentire di frequentare le lezioni in presenza”, il diritto di “assentarsi da scuola per un massimo di due giorni al mese”. Questi due giorni di assenza non verrebbero conteggiati “ai fini del calcolo dell’obbligo di frequenza”, “non incidono quindi sulla validità dell’anno scolastico e sull’ammissione agli scrutini”. Nel testo è specificato comunque che non si tratterebbe di assenze libere, concesse indipendentemente a tutte le studentesse: è previsto infatti l’obbligo di certificato medico, oltre alla giustifica (firmata dai genitori nel caso di minori, o dalle stesse ragazze una volta compiuti 18 anni).

Per quanto riguarda le donne lavoratrici, la proposta di legge sul congedo mestruale riguarderebbe le dipendenti in senso ampio, e cioè le “lavoratrici con contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato o determinato” o anche “a progetto”. Anche in questo caso sarebbe richiesto l’obbligo di certificato medico, fornito all’inizio dell’anno, e i due giorni di riposo sarebbero pagati al 100%, senza che questi possano essere equiparati ad altre cause di assenza dal lavoro, neanche ai giorni di malattia.

Una terza sezione della proposta riguarda poi le pillole anticoncezionali. Per “tutelare la salute della donna nelle diverse fasi della vita”, si propone di distribuire gratuitamente, in farmacia, i contraccettivi ormonali, ovviamente solo a chi in possesso di una ricetta medica.

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