Via libera del Cts, le discoteche riaprono. Ma per i gestori è "antieconomico"

Il comitato di esperti ha dato l'ok per la ripresa dell'attività dei locali notturni, con l'obbligo di Green Pass e il 35% della capienza. I lavoratori del settore non sono d'accordo: "Non si coprirebbero i costi".

Il Comitato Tecnico Scientifico ha dato il via libera: le discoteche potranno riaprire, anche se con le dovute restrizioni. Secondo il Cts, infatti, i locali notturni possono riprendere la loro attività in zona bianca, e soltanto con una presenza pari al 35% della capienza massima al chiuso, e al 55% all’aperto. In più, deve essere richiesto il Green Pass, e la mascherina va indossata obbligatoriamente in tutti gli spazi chiusi, escludendo il momento in cui si balla, considerato attività fisica.

Una decisione che, però, deve passare al vaglio dei Consiglio dei Ministri e che non ha convinto i lavoratori del settore. “Il 35% di capienza al chiuso è una percentuale difficile da accogliere positivamente perché per i nostri locali, che hanno già le capienze più basse d’Europa, è una capienza antieconomica, che non permette di rimanere sul mercato“, ha detto Gianni Indino, presidente del Silb-Fipe Emilia-Romagna (i gestori delle sale da ballo della regione). Il 7 settembre il direttivo nazionale del Silb-Fipe si riunisce a Roma per chiedere al Governo un confronto diretto:

“Si pensi solamente a quanto personale serve per organizzare una serata, dai barman ai tecnici, dai dj al personale per la sicurezza. Riempiendo il locale solo al 35%, non si coprirebbero nemmeno i costi vivi. Vogliamo tornare a lavorare, ma non possiamo rimetterci. Non capiamo davvero perché, se tutti gli avventori devono essere muniti di Green Pass, non si possa avere una capienza ben più alta. A maggior ragione adesso che il governo ha deciso per l’ampliamento delle capienze per tutti i settori dello sport e dello spettacolo, all’aperto e al chiuso”,

continua Indino che, a nome di tutti i lavoratori di questo settore, chiede che si possa riaprire in condizioni più favorevoli. Contro il parere del Cts si è schierata anche la Siae:

“Le condizioni poste dal Cts per la riapertura delle discoteche la rendono di fatto impossibile, e suonano surreali le dichiarazioni entusiaste sul ‘primo passo’, dato che nella sostanza non c’è nessun passo. I costi di gestione di un locale sono troppo ingenti per poter riaprire con gli introiti di un 35% di capienza. In alternativa, i gestori sarebbero obbligati a praticare prezzi inaccessibili ai più. Sarebbe stato più onesto dire ‘non ci sono le condizioni, non si può riaprire’, ma con i dati sule vaccinazioni sarebbe stato difficile da motivare”.

In ogni caso, il parere degli esperti deve essere confermato dal Governo, il quale deciderà in una cabina di regia le sorti delle discoteche e dei locali che sono chiusi da ormai quasi due anni. È possibile che il Presidente del Consiglio Draghi emetta un nuovo decreto a riguardo, che dovrebbe comprendere anche le nuove linee guida sull’aumento della capienza concessa per teatri, cinema e impianti sportivi al chiuso.

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