La Danimarca ha una vasta (anzi, vastissima) collezione di cervelli umani9.479, per l’esattezza – prelevati senza consenso durante le autopsie effettuate sui corpi di pazienti psichiatrici tra gli anni Quaranta e l’inizio degli anni Ottanta.

Questi cervelli sarebbero custoditi in un seminterrato dell’Università della Danimarca meridionale di Odense e vengono tuttora utilizzati per la ricerca scientifica. Chiaramente, la loro conservazione è stata per anni al centro di animati dibattiti etici in tutto il Paese; dibattiti che ancora oggi non accennano a spegnersi.

A dare inizio all’estrazione e alla conservazione dei cervelli prelevati dai pazienti deceduti negli ospedali psichiatrici furono il medico danese Erik Strömgren e il ricercatore islandese Lárus Einarson. I due fondarono nel 1945 l’istituto di patologia cerebrale all’ospedale psichiatrico di Risskov situato nella città di Aarhus.

All’epoca, la ricerca medica effettuata sui cervelli dei pazienti psichiatrici era una prassi consolidata. Dall’analisi di questi cervelli i medici avrebbero potuto comprendere l’origine delle malattie mentali e ottenere risposte a molte domande importanti. Ognuno dei cervelli conservati in Danimarca è custodito all’interno di grossi secchi disposti su ampi scaffali e ognuno di essi riporta la diagnosi che i pazienti ebbero in vita.

Ci sono circa 5.500 cervelli di pazienti con demenza, 1.400 con schizofrenia, 400 con disturbo bipolare, 300 con depressione e tanti altri riportanti altre patologie. Ciò che distingue questa raccolta da qualsiasi altra al mondo è che i cervelli raccolti durante il primo decennio (anni Quaranta) non sono stati toccati dalle medicine moderne.

Negli anni Novanta ha iniziato a diffondersi la notizia che in Danimarca si conservavano cervelli appartenuti a pazienti psichiatrici e prelevati senza consenso. “Ci è stato detto che avremmo dovuto distruggere la collezione oppure seppellire i cervelli o sbarazzarcene in qualsiasi altro modo etico”, ha detto Knud Kristensen, direttore di SIND, l’associazione nazionale danese per salute mentale e attuale membro del Consiglio Etico della Danimarca.

“Altri hanno invece detto che il minimo che potevamo fare a quel punto per quei pazienti e i loro parenti era assicurarci che i loro cervelli venissero utilizzati per la ricerca“. Tra i cervelli appartenenti alla collezione c’è anche quello di Kirsten Abildtrup, sorella della nonna di una giornalista danese, Lise Søgaard, che quando era in vita soffriva di schizofrenia ed era stata ricoverata, durante la Seconda guerra mondiale, in un ospedale psichiatrico.

Approfondendo la sua storia, Søgaard ha scoperto che sua zia aveva subito anche una lobotomia, una pratica che in quegli anni si credeva utile per guarire le malattie mentali e che oggi è considerata una pratica pericolosa, dolorosa e priva di efficacia.

Secondo Knud Kristensen, la conservazione di questi cervelli potrebbe apportare grandi benefici alla scienza e alla ricerca medica. “In realtà questa potrebbe essere una risorsa molto preziosa, non solo per gli scienziati, ma anche per i malati di malattie psichiatriche”, ha detto Kristensen, “perché potrebbe portare a benefici terapeutici”.

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